da:"Un muro di certezze" di Maria rosaria Ribolla
>"...Ma più difficile di tutto era liberarmi del senso di possesso che mi faceva sentire depredata di ciò che amavo; se la limpida ragione aveva travalicato il nostro rapporto, i visceri, il sangue, l'istinto di conservazione, tutto ciò che dell'animale permaneva in me, gridava ancora ribellandosi come una belva ferita e suscitava in me la pietà. Allora, per riuscire a calmare quel mio povero corpo che non voleva intendere ragione, gli narravo un episodio della mia vita, come un adulto che narri una fiaba ad un bambino per tenerlo buono.
>Una volta, in campagna, affascinata dai colori di una stupenda farfalla, avevo fatto mille acrobazie per acchiapparla e impossessarmene. Non intendevo farle del male o tenerla prigioniera, volevo solo fissare più a lungo il piacere che mi proveniva dalla vista del meraviglioso disegno che i colori formavano sulle sue ali.In breve, volevo appropriarmi del segreto di quell'immagine così splendidamente variopinta. Ma dopo averla tenuta qualche istante tra le dita, mentre essa si dibatteva strenuamente per liberarsi, mi ero accorta con sgomento che le sue ali, al contatto con i miei polpastrelli, erano diventate grigie e trasparenti, e che i colori che formavano l'armonia di quel disegno che tanto mi aveva affascinata mi erano rimasti appiccicati alla pelle, disgregati e confusi in quella polvere impalpabile. Mi sentii come se avessi violato qualcosa che non mi apparteneva, e in effetti l'avevo fatto, qualcosa che avrei dovuto limitarmi ad osservare senza sottrarlo al suo legittimo ambito, accontentandomi del piacere di guardarla, senza cercare di sondarne il mistero per appropriarmene. Perchè quel mistero si era dissolto tra le mie dita nello stesso istante in cui l'avevo sottratto all'infinito, si era dissolto in una piccola nuvola di polvere colorata che non mi diceva più nulla e mi faceva sentire terribilmente sciocca.
Ciò era accaduto quand'ero bambina, ma il ricordo di quella farfalla di cui avevo depredato la bellezza e che volava via non mi aveva più abbandonato.
>Raccontavo questa fiaba al mio corpo affinchè comprendesse che lui non gli era mai appartenuto, anche se aveva creduto il contrario...'Non sentirti defraudato', gli mormoravo, 'di ciò che non hai mai posseduto e che non avresti mai avuto, comunque, il diritto di possedere. Lascia che vada, che si stacchi da te sottraendosi al tuo vigile contatto. Lascia ch'egli conduca il corpo là dove è necessario che venga fagocitato e consumato, lascia ch'egli faccia il suo dono di sè, che si offra ancora acerbo a ciò che lo ha chiamato. Non trattenerlo con la tua afflizione, non sgomentarlo con la tua paura, non impedirgli con i lacci del tuo egoismo di trasfondersi nel divino infinito. Lascialo libero di consumarsi nelle tenebre, di deporre la sua forma affidandola alla terra. Lascia che voli, che voli.' "
mercoledì, settembre 05, 2007
NAPOLI CHE MUORE(75): Tanto per capirci
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10 commenti:
Mi piacerebbe leggere questo libro. Potresti per favore indicarmi dove potrei ordinarlo? Qui non vendono libri italiani, e sulla mia isola non ci sono librerie. Grazie
Ma tu la conosci l'autrice?
@Miro, no, mi spiace, temo che sia esaurito.
Io ne ho una vecchia copia. E' stato pubblicato da Cappelli, un ottimo editore, che pare però sia fallito.
@Vabbè, no, non la conosco. Sembra che non la conosca nessuno. Almeno che io sappia.
Mi piacerebbe leggere il resto
Ho letto questo libro,sono stato alla sua presentazione al Circolo della Stampa, anni fa. Ed ho la copia autografa. Mi è piaciuto.
Ma poi ho dovuto rileggerlo perchè oltre alla storia c'era qualcosa che mi sfuggiva. Ed era vero. Sono andato a rileggermi tutto il periodo che contiene questo passo. La mia impressione è che questa donna scriva come un uomo. Ho letto anche i racconti che ha pubblicato in terza pagina sul "Mattino". Molto buoni.
Volere è potere. Io lo troverò.
Ho l'impressione che stiate facendo salotto.
Ma per l'amor di Dio se vi piace così continuate pure. Lo spazio è vostro.
Anch'io ho vissuto un fatto simile con una farfalla. Il fatto. Ma non i pensieri splendidi di questa scrittrice.
(però lo ammetto, vorrei poterlo leggere anch'io tutto il libro).
Parlare al proprio corpo che soffre, parlargli come a un bambino
è un'idea magnifica.
E' sempre più difficile sostenerti in altezza Ueuè..
Quante volte ho provato ad intervenire e poi, ho stracciato quel pensiero, quell'intervento perchè non lo sentivo degno del tuo post.....
Se manca qualche mio commento è solo per questo..
è sempre difficile riaprire la ferita e fissarne di nuovo ciò che nasconde ancora....
la mia fisicità , a volte, sembra vagare peregrina alla ricerca di un porto tranquillo, ma la mia anima è scavata per sempre , come la tua ,dalla piega di una smorfia, di un sorriso di un audace figlio e fratello e bambino che il tempo finito non è più se non dato in pasto al passato e al futuro ....
Inganno il presente riempendo i giorni di storie altrui, in cui indovino spesso la giusta passione per la vita, consapevole ma non ancora pronto ad accettare l'ineluttabile ignoto... poichè ho sempre voluto credere che quella Sua smorfia finale fosse un sorriso di liberazione per il guadagnato volo... mentre la terra continuava a girare....
grazie Ottoflash, sei magnifico.
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