NAPOLI CHE MUORE (12)
Qualche anno fa , durante un'intervista, (oggi tutti, prima o poi, veniamo intervistati, fa parte del sistema, non quello della camorra di cui parla Saviano, quello dei media che, quanto a potere, non gli è dameno) un giornalista mi chiese:
"Lei fa parte di quei napoletani che vogliono andarsene o di quelli che vogliono restare?"
Risposi che avrei potuto andarmene quando volevo, e che tuttavia rimanevo.
Fortunatamente non mi chiese perchè, forse aveva già tratto le sue personali deduzioni, ma io comunque non avrei saputo rispondergli.
Non lo sapevo perchè volevo restare. Non lo sapevo ancora.
Oggi forse non direi niente, mi limiterei ad un sorriso amaro, perchè se è pur vero che non me ne sono andata, è vero anche che sono sempre sul punto di andarmene, vivo arroccata su una cuspide, metà di qua, metà altrove.
Ma altrove dove?
Conosco ragazzi pieni di talento che si danno molto da fare senza riuscire a trovare uno sbocco concreto.
Conosco gente che è stata rapinata sette, otto volte.
Conosco Rosario che imballa trasporta e sballa opere d'arte museali d'un valore assoluto, per le grandi mostre, con una perizia e una disinvoltura da togliere il fiato.
Conosco Svetlana che è arrivata qui dal Caucaso, col suo bagaglio d'esperienza e di cultura, verso cui provo grande rispetto, e combatte ora per ora per resistere, per guadagnare quattro soldi che al nord, con la sua tenacia e capacità lavorativa, si moltiplicherebbero per quattro, per sei.
Conosco professionisti che lasciano lo studio per tornare a casa, la sera, armati di pistola e con i soldi della giornata infilati nei calzini.
Conosco Alessandro il veterinario, che cura gli animali senza paranoie animalistiche. con una capacità notevole, il numero del portatile sempre a disposizione di tutti, giorno e notte, ricco di intuito nel fare le diagnosi, ad onta del suo continuo studiare sui libri.
E mi chiedo perchè anche tutte queste persone rimangano, perchè si limitino a lamentarsi, perchè rinuncino a vivere e si accontentino di sopravvivere.
Perchè non riescano a trovare il coraggio di ricominciare tutto altrove.
Ma altrove dove?
Ci fu un tempo in cui me lo chiedevo anche per gli ebrei. Perchè avevano sopportato che i loro negozi saltassero per aria, che i loro figli venissero confinati in banchi separati nelle scuole, perchè persone tanto intelligenti erano rimaste immobili di fronte alla ferocia dei nazisti, immobili fino a farsi massacrare.
Io pensavo che per salvare i propri figli si può andare anche a pulire i cessi in qualsiasi parte del mondo, non per eroismo, nè per vigliaccheria, ma per mera legge di sopravvivenza.
Dicono: si restaperchè fa comodo, perchè ognuno anche all'interno della merda trova il proprio tornaconto.
Non è vero , questa è una sporca menzogna che fa comodo solo a chi la enuncia per scaricarsi la coscienza, lì dal calduccio nel quale si è sistemato.
Perchè conosco anche tanti che se ne sono andati e poi hanno iniziato a pontificare, magari a farci su anche i quattrini, con gli articoli, gli show. le inchieste e i libri.
Conosco anche gente che parla di questa città in politichese e usa parole come "territorio" e "progettualità", e politici che fanno gli scaricabarili e cascano sempre in piedi, molto più pericolosi della stessa camorra.
E conosco una massa di "creativi", produttori di inconsistenze, che qualcuno ha convinto d'essere geni incompresi, e che farebbero molto di meglio se, con un po' di modestia, si occupassero di lavori più utili e concreti.
Il libro di Saviano non mi ha messa in crisi, non mi ha indignata, le cose che ha scritto, e scritto benissimo, le sapevamo già tutti per sommi capi, le sapevamo a nord, sud, est ed ovest.
Ma mi ha fatto riflettere.
Perchè quando parla della capacità imprenditoriale delle "famiglie" camorriste mi sono chiesta: e se questa indiscutibilke capacità venisse svolta in un modo più legittimo, meno cruento, meno bestiale, non potrebbe diventare utile a tutti?
In fondo questi camorristi con le loro barche miliardarie, le loro Ferrari. i loro abiti firmati prodotti da loro stessi, i loro rubinetti d'oro simili a quelli dei petrolieri arabi, vivono una schifezza. Non sanno educare i loro figli che quasi sempre finiscono delinquenti o dro0gati come i loro genitori. Vivono armati e con la scorta per la paura d'essere fatti fuori, come i professionisti che tornano a casa la sera.
A che servono i soldi se non te li puoi godere in piena libertà?
E libertà non è fare tutto quello che ci passa per la testa, libertà è equanimità.
E poi c'è una domanda fondamentale.
Esistono i drogati perchè c'è il traffico della droga, o esistono i trafficanti perchè c'è una richiesta di mercato?
Un bambino un giorno gridò che il re era nudo e tutti volevano zittirlo.
I virus, i bacilli, i microbi conduttori di malattie hanno bisogno di terreno fertile per poter allignare e riprodursi.
E allora, cari democratici di destra, di centro, di sinistra, diamoci una regolata e facciamoci un bell'esame di coscienza, perchè, chi più chi meno, siamo tutti responsabili della grande porcheria nella quale ci siamo costretti a vivere.
E se molti napoletani esasperati cominciano a gridare che soltanto una dittatura potrebbe salvare questa città, senza nemmeno rendersi conto di che razza di dittatura vanno parlando, e senza capire di quali colpe siano essi stessi responsabili, sarebbe il caso di cominciare a liberarci di queste pesanti vessatorie politiche che ci hanno convinti d'essere geni incompresi e hanno fatto sparirte i sovvenzionamenti della UE. Ricostruiamoci un'identità, rinasciamo, liberiamoci dalle idee e dal linguaggio precostituito che ripetiamo come pappagalli
E,anzichè lamentarci davanti a una pizza con gli amici,urliamo, siamo i più grandi urlatori del mondo, urliamo che la droga, tutta la droga, anche le canne, scomodo eh?, fottendocene totalmente del fatto che questa sia un'idea di destra o di sinistra, ci spappola il cervello, ci fa commettere errori madornali, distorce la visione del mondo, crea perversioni pericolose, e che drogati e spacciatori non vivono solo a Napoli, che la politica faziosa o corrotta rovina la società, ma non solo a Napoli, dappertutto, che la camorra è un sottoprodotto della mafia che alligna su tutto il pianeta. Che solo cambiando le nostre abitudini sessuali, e questo l'hanno detto gli scienziati del settore al termine del loro ultimo convegno tenuto in Italia, potrà essere debellato l'Aids dilagante su tutta la terra, ricca e povera;che il benessere va condiviso, ma anche l'educazione, il rispetto e l'incivilimento; che non è concepibile che solo le "famiglie" dei camorristi funzionino al meglio mentre le nostre vanno allo sfascio.
E gridiamo soprattutto che non sta morendo solo Napoli, anche se questo non è di conforto, sta morendo la civiltà dei consumi e dei vizi, sì ho detto proprio vizi, ed è su questi vizi che la camorra prospera.
E che prima o poi arriveranno i barbari, sempre arrivano quando una società si è fatta debole, i barbari sanguinari, violenti, primitivi, altro che camorra!, con un sistema immunitario morale discutibilissimo ma integro e da fare invidia, perchè noi il nostro l'abbiamo gettato nelle fogne.
Forse è per questo che non me ne sono andata ancora da questa città, perchè ormai so che senza una rivoluzione, non quella del sangue e dei massacri, una rivoluzione delle coscienze, ma non solo di quelle napoletane, quest'epidemia repellente, questo gusto dell'orrore, quuesto compiacimento del male, non risparmierà nessuno.
Scusatemi, oggi mi sento molto populista, sono incazzata nera.
E non ho voglia di ridere.
domenica, novembre 26, 2006
Pubblicato da Ueuè alle 10:17 AM
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6 commenti:
Dò una mia personalissima risposta da cittadina napoletana sul perchè "perchè tutte queste persone rimangano a Napoli e non vanno altrove?":beh innanzitutto perchè credo che se tutti i napoletani abbandonerebbero Napoli per altre mete, la nostra città sarebbe già scomparsa o comunque sarebbe passata automaticamente nelle mani di coloro che la stanno distruggendo.Insomma è come lasciare il posto a tutti quelli che ogni giorno rendono la nostra città invivibile. E poi credo, senza polemica verso chi è "costretto" davvero a migrare altrove per svariate motivazioni(allora la cosa cambia), che noi siamo un grande popolo..forte, pieno di intelligenza, astuzia..insomma non possiamo rinunciare in partenza alla battaglia...è troppo facile andare via..no!!! Bisogna rimanere e combattere...E anche se soffro al pensiero di aver passato metà della mia vita sui libri e sò che gli sbocchi saranno davvero pochi o se attraversando il vico in cui abito vedo scene che mi fanno pensare e anche se quando mi ritiro a casa tardi ho una gran paura.. per ora spero di non lasciarla la mia città..spero in un cambiamento..appunto quello di cui parlava uèuè..un cambiamento delle coscienze...Chissà forse perchè ho solo 21 anni ???
Dopo anni di emigrazione volontaria causa studio e lavoro sono arrivato ad una conclusione per le persone tra virgolette normali,devono vivere questa citta' un po in maniera egoistica.Ebbene si purtroppo tra i vari pregi e difetti dei napoletani c'e' da dire che il Napoletano della media borghesia in realta' ha sempre un piede a Napoli e un'altro in qualche altra citta'.La sua citta' la ritrova sempre in occasioni di festivita' scambi di voto ,cene di rappresentanza,una visita dei presepi,visita dei Musei,in realta' un piede a terra c'e' la sempre .
L'unico che purtroppo a i problemi e quel cittadino della fascia media che adesso e diventato quasi povero che purtroppo male per male e' meglio soffrire nella sua citt' tanto qui bene o male si arrangia sempre ,infatti a Napoli a differenza di altre citta' se non hai tanti soldi puoi campare lo stesso .La citta di Napoli purtroppo non cambiera' mai perche i votanti sono maggiormente della classe meno ambiente che continueranno a rinnovare i loro politici ,quelli diciamo della classe medio borghese che si lamentano di piu' perche hanno ancora un po di dignita' sono in minoranza e non avendo voce in capitolo o perche non amano mettersi in mostra lasciano il campo al popolo dei vicoli e zone periferiche.
I cosiddetti amanti o nostalgici Napoletani sfruttano la loro citta' solo in rare occasioni per appagare gli occhi alle opere d'arte e soddisfare la gola in banchetti lussuosi(dove il carattere napoletano ovviamente emerge con raccomandazioni,cene di interesse,unioni matrimoniali).Pero dopo la festa si ritorna nelle loro citta'dove ci sono gli interessi economici.
Morale della favola quelli che dovrebbero fare qualcosa per Napoli hanno gia' preso la loro strada disinteressandosi della sua citta'tanto Napoli la vedo quando ho nostalgia vi rispondono ,e' intanto nella munnezza ci state voi,rispondono sottinteso quando vengono intervistati.Cio' spiega perche appena un attore ,politico,musucista e altro incontra il successo subito lascia Napoli.Perche e' troppo inpegnato a fare i propri interesse .Infatti ricordatevi che il Napoletano si e simpatico estroverso ma in realta non ha amore per la collettivita' ma solo per se stesso.
Ciao Alessandro il solito veterinario
consiglio ai Napoletani per vivere a Napoli:
Fate finta che siete degli stranieri,e' un modo per codervi la vostra citta'cercate di trovare il tempo per passeggiare nei luoghi piu' caratteristici e belli,assaporate le sue specialita' sentite i profumi di alcuni posti caratteristici,e' fate finta che i tanti problemi della citta' non vi appartengono tanto siete stranieri no!
E' un modo per vivere in armonia con la citta'.
E se qualcuno vi domanda "sei napoletano " voi rispondete: "si ma di passaggio"
Quello di prima era pempre il solito Veterinario .
Per finire un rimedio importante per l'eta che avanza :il cloruro di Magnesio ,documentatevi su internet pare che abbia proprieta' miracolose su artrosi,invecchiamento nervoso,nevriti,artrosi ecc
Sei davvero un'esplosione. Di vita, non di morte. Chi sei?
La nostra cultura è intrappolata in un sistema precostituito che vuol farci vivere come le pecore di Gurdjeff.Ribelliamoci a questi loschi manipolatori di coscienze!
So come ti senti. La mia città mi fa provare la stessa rabbia. Io odio e amo Palermo, problematica e incasinata come la tua Napoli. Certe volte vorrei scappare lontano ma non riuscirei a vivere lontano da quì. Palermo è nelle mie vene. Sfinisce, delude, fa infuriare, ma la amo e non voglio lasciarla. Non possiamo andarcene tutti e lasciare le nostre città in mano ai mafiosi. La gente sana come noi deve rimanere anche se è dura. Oggi siamo due domani saremo in cento e poi in mille. E' questa la mia illusione che le cose possano cambiare prima o poi, in meglio.
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