G. mi racconta che nel suo albergo, che stanno restaurando, una mattina entra nella sua stanza un tale, gli si ficca sotto il letto e comincia a dar colpi di martello sulla parete. Così svegliato, G. fa un balzo, crede di essere assassinato, ma di sotto il letto sbuca la sorridente faccia di un elettricista che lo rassicura:"Dormite pure, signò, sto facendo l'impianto."
da "La solitudine del satiro" di Ennio flaiano.
lunedì, agosto 27, 2007
NAPOLI CHE MUORE (70): Succede a Napoli
Pubblicato da Ueuè alle 5:45 AM
Etichette: Flaiano, napoletani, Napoli
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20 commenti:
?????
é una cosa ironica oppure una cosa che potrebbe succedere tranquillamente a Napoli? No sai com'é, non ci sono mai stato o vorrei capire se devo comprare un paio di tappi.
@ vbinaghi, gli altri siamo noi, quando ce ne accorgiamo. E riconoscerli, nel bene e nel male è sempre uno choc. Perchè ci da la misura di quello che siamo e può portarci all'inferno o in paradiso.
Questo gioco divino mi sgomenta.
@ Oby, purtroppo no, i tappi sono inutili. Napoli che fu magica adesso non lo è più.
Originale maniera d'essere svegliati...
risveglio kafkiano
Ma nemmeno più noi siamo pronti a risvegli del genere, ammettilo Ueuè.
Non saprei dirti. Esistono molti tipi di risveglio. Alcuni corrispondono a piccole resurrezioni. Certo dipende da chi sveglia e da chi viene svegliato.
Ma per restare nel topic, il candore dell'elettricista mi incanta, mentre quel G. di cui narra Flaiano doveva essere solo uno che sapeva far di conto.
Scusa e che t'avrebbero fatto quelli che sanno far di conto?
A me proprio niente. Ma a botta di contare forse si perdono il meglio.
Parlaci di come erano questi benedetti napoletani.
E' accaduto ad un mio amico medico al quale arrivò un biglietto più o meno così concepito:"Gentile Dottore, domani pomeriggio alle quattro dovete farvi trovare allo studio. Si tratta di cosa grave e importantissima che non posso rimandare. Ho bisogno del vostro aiuto. Non me lo negate per carità di Dio.Sarò dunque senza meno da voi alle quattro. Ma è difficile.
Distinti saluti.
Fantastico!
Mi interessa il discorso sui risvegli. Che puoi dirmi?
Solo quello che so, Miro.
Se uno non fa uno sforzo immane per uscire dalla propria mediocrità non potrà mai risvegliarsi. Ciò significa dover buttare il sangue. Ma esiste anche la Grazia che arriva come un dono. Se sei cristiano intendi la via di Damasco. Quello però fu un risveglio fortunato perchè definitivo. Normalmente occorre una spinta che può arrivare come un imprevisto. Magari da uno dei tuoi gabbiani. O da questa donna che ami in solitudine.
E a te è mai accaduto?
Vabbè, ma perchè non ti fai mai i cazzi tuoi?
Conoscendo piuttosto bene la Repubblica Autonoma Partenopea non mi sorprende affatto il comportamento citato!
Indaffarato, per carità, non farmi il razzista.
@ Cazzandra, grazie, ma non essere aggressiva.
@Vabbè, per brevi tempi sì. Una volta la spinta me la diede un giardino di albicocchi in fiore. Un'altra furono due stelle. E un'altra ancora una rosa tra le tante di un roseto. E' come se da un insieme venisse enucleata una parte, che tutta via contiene tutto l'intero, per farsi contemplare. Può essere anche uno che esca da una folla.
Ed è bello e terribile.
Perchè sempre te ne senti indegno.
Quest'esperienza reca una gioia indescrivibile, ma porta anche tanto sgomento, perchè ti da la misura della tua pochezza.
E non puoi indurtela da solo, come fanno tanti con le droghe o con certe pratiche sessuali, perchè in fondo alla coscienza, che deve restare sveglia e vivida, resta sempre la consapevolezza dell'autarchico e del fittizio.
Deve essere un dono, quindi.
E uno deve sentirlo che è un dono e che non dipende da lui.
E magari domani non mi sveglio per avere osato di parlare troppo.
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