da"Un sorriso nell'occhio della mente" di Lawrence Durrell. Ed.Fazi
"...Un piccolo gruppo di psichiatri, tutti junghiani, avevano chiesto di incontrarmi per rivolgermi qualche domanda. Credo che fossero semplicemente curiosi di farsi un'idea di me e vedere se avessi tutte le rotelle a posto...Comunque sia, Vega era seduta in fondo, mi fissava, mi trapassava con lo sguardo, come se fosse in grado di contare ogni moneta che avevo in tasca...pensai che fosse la moglie o l'amante di uno dei medici presenti, benchè non riuscissi a stabilire quale. Comunque la serata terminò e ognuno se ne tornò a casa sua. Quindici giorni dopo la rincontrai per caso a Bounyon, dove ero alla ricerca d'un formaggio chiamato Vacherin. In realtà l'avevo dimenticata e mi dovette rinfrescare la memoria con dei riferimenti a quella serata piacevole ma certamente non memorabile. Andammo a prendere un caffè insieme e fu qui, in un triste bar, che cominciai a conoscere Vega. Per farla breve, nel mezzo di mille banalità, disse che lei era una vera lettrice all'antica. Ogni anno sceglieva un autore e di lui leggeva tutto. Aggiunse che quest'anno l'autore fortunato era stato Nietzsche ed era a metà strada. Perchè quest'osservazione ebbe un effetto immediato su di me? Perchè anch'io più o meno facevo così, un eco, per così dire. Da tempo raccoglievo e setacciavo materiali su Lou Andreas Salomé con la vaga idea di scrivere un saggio su questa notevole e dotata incantatrice, che da ragazza aveva stregato Nietzsche, poi ebbe un figlio da Rilke e in età matura si ritrovò ad essere amica e allieva preferita di Freud...Comunque sia, questo strano fregio di personaggi, alimentò la mia immaginazione. Avevo deciso di indagare nella storia della loro vita fino al lago d'Orta, che mi proponevo di visitare. Fu qui che il filosofo di trent'anni si dichiarò alla ragazza di diciotto, fu qui che egli tracciò l'intero scenario di Zarathustra! Una volta letto il taccuino che contiene i loro giochi domanda-risposta e gli enigmi basati su questioni filosofiche, appare piuttosto plausibile che alcuni brani del grande classico fossero effettivamente stati scritti da lei.. L'idea, per quanto inverosimile, mi intrigava...
-Che strano, dissi io, e lei fece eco con: -Perchè è strano?. Le dissi che stavo facendo una cosa simile e aggiunsi:-Domenica prossima vado a Orta per una settimana. Voglio vedere quel piccolo lago dove loro furono felici da giovani. Ho qualche idea che lei abbia contribuito a Zarathustra...
-Orta? Mi stava guardando davvero in modo molto strano, poi scoppiò a ridere. -Senta, mi disse,
arrivo proprio adesso dalla stazione. Ed estraendo dalla borsa una prenotazione ferroviaria, me la mise davanti sul tavolo... La data era quella del week-end seguente! La coincidenza era incredibile e tutti e due scoppiammo a ridere.
-Voglio visitare la piccola collina sacra con tutte le cappelle per cercare di scoprire quella in cui lui le dichiarò il suo amore, per ottenerne solo un rifiuto, giustamente, lui non era tagliato per il matrimonio e lei sarebbe stata una moglie disgraziata, sempre in movimento, sempre pronta a scomparire.
-Il Monte Sacro? -Sì, non ci sono mai stata. -Neanch'io. -Il suo biglietto è per una persona. Viaggia da sola? -Sì. -Allora ci possiamo rivedere. Vuole? -Certamente. Porterò i miei libri. -Sì, anch'io.
Fu uno di quegli strani incontri che accadono assai di rado nella vita e che la fanno risuonare. Ci stringemmo la mano con un po' di imbarazzo e ci salutammo. Quello sguardo azzurro risvegliò in me il ricordo di una poesia mezzo dimenticata che menziona 'il primaverile luccichio delle farfalle' in Coleridge...Tutto quello che mi ricordavo della ragazza bionda era lo sguardo azzurro e fermo di una stella, che fissava dall'alto del cielo la tranquillità del lago. Nel mio modo distratto avevo persino dimenticato di scrivermi il nome e il numero di telefono, nel caso ci fossero stati dei cambiamenti. Questo le conferiva una sorta di anonimato...Avrei oziato, pensai, intorno al lago Maggiore e sarei andato al Dragone, a Orta, molto prima di sabato. Quindi sarei andato a prenderla a Stresa, anche se lei tutto questo ancora non lo sapeva!
giovedì, ottobre 25, 2007
NAPOLI CHE MUORE (116): Una storia d'amore dentro una storia d'amore.
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13 commenti:
grazie, bellissimo, pulito,e forse,così, per la vita.
Ho la febbre.Perciò non ti ho scritto ancora. Anche gli intellettuali si innamorano!
Bellissimo l'accostamento tra i due amori.
Un conto sono gli amori occasionali, un conto quelli destinici. Infatti la storia tra questi due non si esaurì mai. Ognuno ebbe la propria vita, con i relativi fulgori e cadute, ma il filo che li univa non si spezzò.
Forse il segreto di questo sta nel non consumarlo con la passione, o peggio, con l'abitudine.
Ma un amore può essere sostenuto soltanto da interessi culturali?
Sì, perchè dietro ogni scelta culturale c'è la personalità.
E poi Durrel diede a questa donna il nome della sua stella preferita che era Vega. Si scrissero per tutta la vita e lui portò sempre con sè il ricordo dei suoi occhi azzurri. Un amore per resistere al logorio del tempo deve essere idealizzato in modo che la contingenza non riesca a distruggerlo. Tant'è che lei era sposata, e lui si risposò più volte,
senza che questo intaccasse il loro rapporto.
Condivido questa possibilità, benchè la ritenga piuttosto rara.
Il romanticismo è pieno di storie così, ma noi adesso viviamo nell'epoca del corpo e delle sue esigenze e non di idealismi.
E' vero, ma questi due hanno vissuto nella metà del secolo scorso, quando il romanticismo era già stato superato dalle democrazie pragmatiste e dalle dittature nichiliste. Io non credo che una scelta ideale sia impossibile malgrado tutto. Ripeto anche che Durrel si risposò più volte, e fu anche grande cacciatore di donne, e che Vega era sposata e viaggiò moltissimo.
Ciò fa supporre che non avessero grandi problemi relativi alla sfera sessuale. Anche oggi è molto difficile colmare le carenze intellettuali che ognuno di noi avverte.
Io non posso che approvare, diversamente dovrei considerarmi un cretino.
Ciò che non è da escludersi...
Bel dibattito. Io mi voglio salvare la vita e sto dalla parte di Giordano che ringrazio perchè ha attaccato un nodo cruciale.
Manigolda produttrice di casini, che bel blog però!
Queste sono tutte stronzate. La carne è carne!
Nessuno lo nega, caro anonimo.
Ma non si vive di solo pane.
E questo non l'ho detto io.
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