martedì, maggio 22, 2007

NAPOLI CHE MUORE (51):Sporco è bello.

Monnezza in cielo -le cronache riferiscono che persino le povere comete vengono prese d'assalto dalla nostra spazzatura spaziale, monnezza in terra -Napoli docet, monnezza in Internet -porcate irriferibili cui alcuni rotocalchi porconi sorridono ammiccanti. Quando un problema assume dimensioni ultraplanetarie la politica può solo approfittarne con la solita demagogia rompipalle, ma non è più in grado di risolverlo. E' inutile portare avanti esempi di paesi più avanzati che hanno preso provvedimenti per tempo, perchè a lungo termine anche loro si troveranno allo sbaraglio, se questo può consolarci. E non ci consola per niente. Giorgio Bocca, preoccupatissimo di vivere in pace la propria vecchiaia, si scaglia su l'Espresso contro i media catastrofisti che annunciano sciagure, dimenticando quello che, sempre in nome dei suoi diritti a vita di ex-partigiano, lui-media, ha scritto su Napoli. Ci è stata comunque annunciata un'estate torrida "come non accadeva da cent'anni a questa parte", vale a dire che il ricordo dell'anno 2003, con tutti i suoi morti, suona come un paradiso perduto. A fronte di questo il Web rigurgita di volenterosi che danno consigli per il risparmio d'acqua. Lasciamo perdere i buchi nelle condutture e relative perdite, lasciamo perdere le industrie che devono continuare a produrre se no si ferma il mondo, lasciamo perdere gli allevamenti di bovini che richiedono consumi stratosferici, siamo noi, consumatori urbani, con il nostro gravissimo consumo globale del 3%, che dobbiamo risolvere il problema. Se ancora insistete a lavarvi i denti, chiudete il rubinetto ad ogni strofinata di spazzolino, questo vi costringerà a ricorrere all'intervento dell'idraulico per farvi cambiare le cartucce del rubinetto, ma che fa', l'idraulico tiene famiglia, gli industriali delle rubinetterie tengono famiglia, voi che siete solo un esile arboscello nella giungla delle famiglie, voi arrangiatevi. Aderite ai consigli dei volenterosi, che se non aderite può anche capitarvi qualcosa di brutto da parte degli ambientalisti. Aderite quindi al ciclo dell'acqua casalinga. Udite udite. La prima acqua si beve - meno male e che Dio sia lodato. Con la seconda, risultante dalla bollitura della pasta e della verdura, si lavano i piatti, quanto alla terza, frutto delle precedenti operazioni, la si ripone in un contenitore ad usum cesso. E' stato ampiamente superato anche il principio che con la doccia si risparmia. Non è affatto vero. Il massimo del risparmio si ottiene riempendo la vasca ed immergendovi a rotazione prima i bambini -meno male, anche se i bambini sono quelli che si sporcano di più, poi gli adulti, una volta all'anno il cane -povero mio cane faceto, e alla fine il nonno -meschino, ma la vecchiaia, si sa, è sudicia di per sè. Tutta questa preziosissima acqua di lavatura umana servirà in seguito per quella dei pavimenti e degli indumenti -ma si consiglia un solo cambio al mese, mutande incluse che restano pulite se si ha cura di proteggerle con miniassorbenti, tenuto anche conto che vi si possono far allignare varietà di deliziosi funghetti da cucinarsi trifolati come consiglia un famoso cuoco televisivo.
Dopodichè questa quarta acqua dovrà essere messa da parte anch'essa per il cesso. Ed anche lui, il cesso, va gestito con sapienza. Occorre farci la pipì a turno prima di farla sparire con una secchiata della riserva. Lo sciacquone va messo in disarmo perchè previsto per contenere solo la prima acqua che ormai è solo da bere (con parsimonia per non fare troppa pipì). Quanto al resto, beh il resto è un po' problematico. Per chi ha un minigiardino c'è la possibilità di rifugiarvisi di notte, lontano dagli sguardi ipercritici dei vicini, per liberarsi dagli ingombri intestinali (non siamo ancora angeli), è tuttavia consigliato, durante l'operazione, un autolavaggio del cervello per non indebolire l'autostima, tipo: sto concimando la terra come facevano i miei avi. Sono previsti però drappelli di casigliani di guardia ai contenitori, già scomparsi sotto montagne di rifiuti, per impedire che qualche trasgressore si avvicini con sospette buste di plastica maleodoranti. Ciò purtroppo non potrà evitare l'incontro con siluri organici nel corso di bagni a mare. Quanto al malodore ci verrà incontro la tecnologia e l'ipnosi di massa. Sono già allo studio profumi contenenti olezzi umani per abituare i nostri nasi ad accettarli. In fondo è solo un problema culturale di idee preconcette. Pensate agli animali, come fanno secondo voi? Certo, noi siamo animali più evoluti e sofisticati, perciò una promozione mediatica ci convincerà di quanto sia sexy l'odore delle ascelle non lavate, troverete nelle riviste campioncini del sudore della famosa cantante, uno sniffo proveniente dalle mutande del grande attore. Giornali osé e qualche blog informatissimo ci condurranno nei meandri degli odori più intimi ed esclusivi, e nessuno vorrà certo essere da meno in questo entusiasmante trend. Divenuti poi inesorabilmente anche noi monnezza nella monnezza, le autorità comunali provvederanno a sottoporci ad innaffiature obbligatorie di disinfettanti come fanno sui cumuli di spazzatura per frenare le epidemie. Ma noi, probi consumatori avremo sottratto almeno un uno per cento allo spreco d'acqua inveterato del pianeta.-----------------P.S. L'avete accesa la candela come vi ho consigliato nel precedente post?

lunedì, maggio 14, 2007

NAPOLI CHE MUORE (50): Richiesta di colonizzazione.

Illustrissimo Signor Presidente Sarcozzì,


Vi scriviamo implorando la Vostra attenzione, perchè le Vostre parole hanno acceso in molti di noi l'ultima speranza. Ci riferiamo al Vostro programma di "mettere fine all'impotenza pubblica" che, se Voi l'avete concepito per una nazione grande come la Francia, lo potreste applicare anche ad un piccolo territorio come quello napoletano. Ormai siamo terra di nessuno, in mano alla criminalità organizzata (camorra), in mano ai poteri forti (banche, assicurazioni), in mano a governi incapaci (Berlusconi, Prodi). E stiamo morendo soffocati dentro la monnezza che obbliga i nostri bambini a respirare miasmi. Tutti viviamo con l'incubo che scoppi un'epidemia, qualcuno addirittura pensa che sarebbe un bene, così l'Unione europea, l'Onu, Medici senza frontiere ed Emergency si accorgerebbero di noi e farebbero qualcosa senza lasciare le decisioni a chi non sa o non vuole prenderle. E allora, noi crediamo, non sarebbe tutto più semplice se Voi francesi veniste a colonizzarci su nostra specifica richiesta? Potreste fare della Campania un patronato, un protettorato, una minirepubblica franco-napoletana, una minicolonia outre-mer. Un uomo intelligente come Voi è sicuramente in grado di attribuire un nome a tutta l'operazione. E anzichè vincitori noi Vi proclameremmo liberatori. Sì, liberateci da tutta questa monnezza, rimandateci pure a zappare la terra, l'agro napoletano era tra i più fertili, rimandateci a scuola, fateci studiare scienze turistiche per accogliere i visitatori come si deve, con eleganza e gratitudine, anzichè penalizzarli con gli scippi e farli fuori con gli scontri armati. Mettete a lavorare il surplus di laureati in conservazione dei beni culturali, beni che, se ben gestiti e organizzati come i Vostri, sarebbero una ricchezza. Garantiteci soprattutto che non finiremo in qualche ecoballa nelle fondamenta d'un palazzo, a mare, o nei fondi sottostradali. Il Presidente della Repubblica di cui ancora facciamo parte, ma nutriamo ormai seri dubbi a riguardo, Vi ha scritto di attendere con fiducia un apporto essenziale al superamento della crisi dell'Unione. Non date retta. Cominciate ad aggiustare le cose dal basso. Prima pensate a noi. Poi penserete a quelli del partito dell'Unione che invece di preoccuparsi del nostro stato d'emergenza dànno la priorità a quelli che non vogliono o non possono sposarsi. E soltanto dopo potrete preoccuparvi degli interessi dell'UE. Voi lo sapete meglio di noi, non si sanano le cose dell'alto lasciando marcire quelle in basso, perchè quelle in basso poi fermentano e possono scoppiare. In cambio d'una vita più sicura, più decente e più dignitosa avrete la nostra devozione.
Vi porteremo ad ispezionare i nostri nosocomi, i nostri malati ricoverati sulle barelle, le lunghe liste d'attesa, che se non paghi i medici extra-moenia in clinica fai in tempo anche a morire. Vi porteremo da Giggino, il nostro migliore pizzaiolo agitapopolo che, dopo avervi fatto deliziare con la "pizza alla falce e martello" -decorazione simbolica con olive nere di Gaeta su fondo significativo di salsa rosso fuoco del Vesuvio, potrà amabilmente spiegarVi di che si occupano gli ottomila portavoti assunti da adibirsi al prelievo, lavorazione, e sistemazione dei rifiuti urbani, extraurbani, tossico-industriali di oscura provenienza. Possiamo mettervi a disposizione un miniappartamento in zona panoramica, ma dovete affrettarVi perchè è stato messo in vendita a causa della liberalizzazione dell'Ici nei comuni pronti a zucarci quel poco di sangue avvelenato che ci è rimasto. Ed anche organizzarVi una notte bianca con popolo, canzoni e opportuna ipnosi collettiva. Ma se preferite qualcosa di più intimo potremmo chiedere l'intervento di Apicella, noto cantautore e coautore con Berlusconi di romantiche canzoni napoletane. Potremmo prevedere anche una visita guidata al nostro superbo porto cino-napoletano che corrisponde, dicono, per progettualità e portata di scambi culturali, alla Vostra Tour Eiffel, nonchè una passeggiata-reality sui vicoli di Toledo e un aperitivo rischiatutto a piazza Garibaldi. Restiamo in attesa quindi d'un Vostro sforzo di buona volontà e di una vostra visita che Vi consigliamo senza scorta ufficiale, ma con guardie del corpo armate, senza pompa ma con le maschere antigas, senza vestito da cerimonia ma col giubbotto antiproiettile, senza giornalisti ma con una buona telecamera. Vogliate accogliere questa nostra supplica, caro don Nicola, possiamo chiamarvi così? Con tanti tipi di famiglie che sorgono come funghi, facciamola anche noi una bella famiglia. "Ensemble tout est possible", l'avete detto Voi.
Firmato: COMITATO NAPOLETANO PRO- COLONIZZAZIONE.
P.S. Io le sto tentando tutte. A estremi mali estremi rimedi.Visitate su google: www.saofreigalvao.com/ e quando vi appare la schermata cliccate sulla sinistra: vela de frei Galvao e seguite le istruzioni. Vi verrà attribuito il numero della vostra candela che potrete contattare sempre. Meglio ancora trasferitela sul vostro desk così ce l'avrete sempre a disposizione. Il tutto è completamente gratis. Naturalmente dovrete pregare frei Galvao per ottenere quello che vi preme, ma consiglierei ai napoletani di aggiungere anche san Gennaro e sant'Antonio perchè non si sa mai. Chiedete il miracolo d'essere liberati per sempre dalla monnezza. Non sto affatto scherzando. Non si scherza con i santi! Quanto alla fonte, incredibile ma vero, è del laicissimo l'Espresso.

giovedì, maggio 10, 2007

NAPOLI CHE MUORE(49): Famiglie.

Ho avuto molte famiglie. Famiglie che sono durate un giorno, una notte, tre mesi, cinque minuti. Non sono state famiglie omologate, legiferate, burocratizzate, e nemmeno sacralizzate. Ma sono state famiglie. Capita che qualcuno ce la distrugga, la famiglia, capita di separarsi, e magari di rifarsi anche una vita, come si suol dire, e quindi di perdonare chi ci ha fatto soffrire, di perdonare sino a dimenticare. Ma forse non si trattava di una vera famiglia. Perchè una vera famiglia, anche se dura cinque minuti, non si dimentica. Porto un piccolo fiore nella mia patente, una minuscola margherita, una pratolina. Mi fu donata da una bambina in un momento in cui tutto l'universo mi stava crollando addosso, in un momento in cui Dio non c'era ed io avrei vigliaccamente preferito morire anzichè trovarmi dentro tutto quel dolore. Quella bambina fu la mia famiglia per cinque importantissimi ed indimenticabili minuti. Una notte di Natale la mia famiglia fu un ragazzo iraniano fuoruscito dal suo Paese per motivi politici. Piangeva come un bambino al telefono mentre mi narrava che aveva corso tutto il giorno come un forsennato per le strade di Napoli, per sfiancarsi e non tormentarsi col ricordo di sua madre. Voleva andare a gettarsi sul pagliericcio nella stamberga in cui viveva, e dormire per non pensare. Gli proposi di preparare a casa mia una cena iraniana. Venne a prendere i soldi, andò a fare la spesa, e la sera di vigilia, anzichè il pesce e l'insalata di rinforzo, mangiai un agnello viola perchè era stato cucinato con i semi triturati dell'uva nera. Parlammo del suo Paese, della sua ideologia comunista, del perchè i mussulmani possono avere quattro mogli, parlammo di sua madre, del tocco della sua mano di quando lui aveva la febbre, dei suoi biscotti all'anice. Parlammo del suo Dio e del mio, e ridendo chiedevamo perdono ad entrambi, lui perchè beveva il vino, io perchè mangiavo la carne la sera di vigilia. Ed eravamo una famiglia. Quando un avvocato, dopo avermi fatto perdere una causa per una sua inadempienza, mi spedì una parcella criminale di quarantadue milioni che non avevo, il marito di Svetlana fu la mia famiglia. Disse:"Ho cinque milioni sulla banca. Prendili." E anche se non li presi, quei cinque milioni di Salvatore divennero miliardi per me. Perchè lui era lì, ed era la mia famiglia. Una volta ho avuto una famiglia ch'è durata tre mesi. In una corsia c'era un bambino che urlava perchè rivoleva la gamba che gli avevano amputato al mattino a causa di un tumore. Accanto a lui c'era una mamma distrutta da sette anni di notti trascorse su una sdraio inutilmente negli ospedali. Riuscii a dargli il calmante che i medici gli negavano, lo feci comprare in farmacia e glielo diedi di nascosto. Al mattino sorrideva, perchè il cerchio del suo dolore s'era rotto, ed io ero una novità nella sua vita. I bambini non ci vuole niente a distrarli. E poi siamo andati insieme a Bologna, e al Rizzoli gli hanno fatto un arto artificiale che non provocava decubiti. E così lui ha potuto finalmente andare a scuola, e sua madre mi disse che giocava persino a pallone. E come non credere che siamo stati una famiglia? Un giorno accadde che nel Policlinico s'era sparsa la voce che un bambino da me molto amato stava male, tanto male che sarebbe morto. Mi fermò nel corridoio una mamma che reggeva un figlio di otto mesi. Mi narrò che aveva partorito due gemelli, uno sano l'altro malato.
"Conosco il suo dolore" disse "sono otto mesi che vivo nello strazio." Il mio dolore era gelido e non avevo voglia di condividerlo, non avevo voglia di parlare. Ma lei mi sciolse col suo fuoco:"Io lo darei questo figlio" disse "pur di salvare il suo". Il pudore mi impedì di inginocchiarmi, ma quella donna fu una vera famiglia per me. Alessandro lo conoscevo di vista, era un bel ragazzo
che s'era abbrutito col gioco, i parenti s'erano stufati e lo avevano cacciato di casa. Si diceva che vagasse nella villa comunale con la barba di tre giorni e il colletto della camicia sudicio, si diceva che parlasse da solo. L'ho aspettato a piazza Vittoria, all'entrata della villa, l'ho rincorso, gli ho infilato metà dei miei soldi nella tasca della sua bella giacca strapazzata. Mi guardava stupito. Non mi conosceva. Ma eravamo una famiglia. Credo che tutti abbiano storie di famiglia da raccontare. Ci sono anche quelli che non la vogliono una famiglia, quelli che ti mandano a fanculo perchè hai pochi soldi, non sei figo e non conti. Quelli che ti incolpano del loro dolore, del loro fallimento, e ne fanno un fatto politico. E non ti ascoltano. E non sempre dove c'è famiglia c'è amore. Ma sicuramente dove c'è amore c'è famiglia.---------------------------------------------
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Ah, dimenticavo, anche i miei quattro cipressetti sono la mia famiglia. Io li nutro, li proteggo, li curo e li difendo, e loro crescono e diventano sempre più carini per farmi piacere.

venerdì, maggio 04, 2007

NAPOLI CHE MUORE (48):"Il coglione sinistro"

Per due numeri consecutivi Panorama riporta la notizia che Gianni Vattimo non riesce a trovare spazio su un giornale che si occupi della sinistra per una sua rubrica che intenderebbe intitolare:"Il coglione sinistro". Ora, visto che da noi l'umorismo praticamente non esiste più -e personalmente lo ritengo un segno dei tempi- se si esclude quello sinistrorso e pecoreccio che si riferisce prevalentemente all'apparato anale e alle sue fisiologiche funzioni, e non nasce più, chissà perchè, gente come Flaiano, Campanile e Guareschi, mi sembra improbabile che i direttori di giornali rinuncino agli schioppettanti interventi di Vattimo sulla "sinistra di palazzo e i suoi protagonisti" formalizzandosi sul titolo prescelto dal filosofo. Tenuto anche conto del fatto che, sino a prova contraria, i coglioni sono due, e che quindi, oltre a quello sinistro, esiste anche quello destro, sul quale, non dimentichiamolo, ci sarebbe molto lavoro filosofico-umoristico da svolgere.