giovedì, agosto 30, 2007

NAPOLI CHE MUORE(72): Caro Vesuvio.

Il Vesuvio potrebbe risvegliarsi presto - LASTAMPA.it


Caro Vesuvio, ritieni che ce ne fosse troppo poco d'orrore in questa città, per cui era necessario anche un po' di protagonismo da parte tua?
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Hai deciso di farti ciliegina sull'inesauribile torta di monnezza che da decenni ci costringono a mangiare, come uno si mangia il sushi, l'omelette confiture, e le penne all'arrabbiata?
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Caro Vesuvio, ti sembra giusto che, come se non bastasse tutto il resto, ora dobbiamo sciropparci anche le polemiche, a base di monetine, tra il nostro assessore alla Provincia e il National Geographic che s'è accorto del tuo prossimo risveglio e l'ha annunciato dichiarando che i piani di evacuazione sono obsoleti e vanno subito adeguati all'imminente pericolo?
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Ma che ti credi di fare spaventando tutti quei vecchiarelli che si sono messi al telefono per sapere che cacchio stava succedendo?
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Che ti credi di fare seminando il terrore nell'immaginario dei bambini?
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Che ti credi di fare paralizzando una città già ripiegata su se stessa?
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Caro Vesuvio non ti bastava recuperare un po' di pennacchio ad usum turisti? No, non ti bastava? Vuoi farci crepare tutti sotto gli occhi degli utenti televisivi non a rischio, intenti a cenare e a tremare per l'emozione forte?
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Vesuvio avanza, dicevano al nord. Ma tu non avanzi, esplodi in una pioggia di cenere e crei una città di spettri come Pompei.
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E bravo! Intanto noi siamo qui, dentro la nostra agonia, con i bambini attaccati alle sottane, e gli uomini che si fanno il segno della croce. Tutti. Atei, camorristi, delinquenti, scippatori, politici corrotti, tutti a farsi il segno della croce. Perchè è impossibile evacuare un'intera città, e il gioco delle monetine serve solo alle polemiche, per non sentirsi dire che occorreva pensarci prima.

martedì, agosto 28, 2007

NAPOLI CHE MUORE (71): Il ciclo del desiderio.

Quand'ero piccola per un anno desiderai una bicicletta. La figlia del portiere ne aveva una vecchiotta, e ogni tanto me la prestava per farci il giro del palazzo. Ma i miei non volevano comprarmela:"Dove ci vai? Non ci sono pianure. E poi il traffico." Io vissi quel diniego come un insulto. Mi sentivo offesa. Criticavo, invidiandoli, i profumi francesi di mia madre. E spensi la voce. Per un anno mi parve d'essere prigioniera di due che non mi capivano. Ne avevo una tale voglia, di quella bicicletta, che tutto il resto si offuscò intorno a me. Fuggii nei libri, per non parlare ed ascoltare. Ridussi il cibo e diradai le docce. Feci una guerra rancorosa e inutile.
Poi venne un giorno in cui arrivò un corriere che portava un pacco. I miei guardavano stupiti il mio nome sulla ricevuta che mio padre firmò.
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C'era una bici pieghevole nell'involucro. Una bici fatta costruire apposta per me, in alluminio, da uno zio che aveva un'industria aeronautica. "Non dar retta a quei due balenghi" mi scriveva nella lettera che accompagnava il dono "e goditi la vita." I balenghi mi guardavano straniti. Quello zio ricchissimo, energico e stravagante li aveva sempre messi in soggezione. Poi mia madre reagì:"Ma come si permette quel microbo improduttivo?" alludendo al fatto che lo zio non aveva avuto figli. Mio padre invece si rifugiò in una dignitosa autorità:"Se proprio vuoi, puoi tenerla" disse.
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Ma io non la volevo più. Dopo quella vittoria sul campo m'era passata la voglia. E la regalai alla figlia del portiere che in cambio mi diede un po' di lezioni sessuali. E per la prima volta, avendoli sconfitti, provai una sincera compassione per i miei. In più, la caduta di quel desiderio fu per me la liberazione dal carcere della passione.
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Più tardi lo ritrovai nel moto parabolico dell'orgasmo. E scoprii che è inutile misurare la distanza costante dei fuochi dell'ellisse, perchè nulla potrà mai cambiarla. Occorre che si fondano, per trascendere il limite che li circoscrive. Questo però non mi ha impedito nella vita di perdere un sacco di tempo. E a volte mi capita di perderne ancora.

lunedì, agosto 27, 2007

NAPOLI CHE MUORE (70): Succede a Napoli

G. mi racconta che nel suo albergo, che stanno restaurando, una mattina entra nella sua stanza un tale, gli si ficca sotto il letto e comincia a dar colpi di martello sulla parete. Così svegliato, G. fa un balzo, crede di essere assassinato, ma di sotto il letto sbuca la sorridente faccia di un elettricista che lo rassicura:"Dormite pure, signò, sto facendo l'impianto."


da "La solitudine del satiro" di Ennio flaiano.

sabato, agosto 25, 2007

NAPOLI CHE MUORE (69): Gorilla ed umani evoluti

Gorillas on Yahoo! News Photos

Premesso che, come non faccio parte dei superbi che si ritengono il centro dell'universo, così non appartengo a quel nefasto gruppo di animalisti che, a botta di modelli comportamentali, vorrebbero farci regredire. Nel corso di una conferenza in India non esitai a dichiarare che avrei ammazzato tranquillamente una mucca per sfamare dei miei simili. E gli induisti volevano prendermi a botte. Non faccio mistero del rapporto conflittuale di odio amore che ho col mio cane e non soltanto con lui.
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Ma queste fotografie che stanno viaggiando nel Web mi hanno sconvolta.
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Sono state scattate nel Parco Nazionale di Virunga, nel Congo, dove dovrebbero vivere protetti gli ultimi gorilla della montagna, bestioni alti sino a due metri con peculiarità simili alle nostre, tra cui il 90% del nostro Dna. Ciò in cui differiscono da noi è che non ammazzano i propri figli, anzi, hanno uno spiccato istinto genitoriale.
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Dall'inizio dell'anno ne sono stati massacrati sette. E nell'ultima strage sono stati abbattuti un maschio e tre femmine, di cui una incinta. E' sopravvissuto un cucciolo che però dovrà fare a meno delle poppe di sua madre piene di latte per lui, diversamente da come si usa da noi che le poppe le riempiamo di silicone.
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L'ultimo eccidio resta un giallo perchè i cadaveri sono stati trovati senza mutilazioni. Di solito i bracconieri ne asportano le mani per ricavarne i richiesti posacenere sul mercato dell'orrore, o per venderne la carne che da quelle parti è un cibo status-symbol, come il caviale e lo champagne per i nostri arricchiti.
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Si sa che quando viene catturato un grande capo, il resto della famiglia, sentendosi indifeso, si consegna spontaneamente.
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Questa storia somiglia troppo ad una storia umana.
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Speriamo che i gorilla si estinguano prima di imparare quello che gli umani fanno anche ai loro simili.

venerdì, agosto 24, 2007

NAPOLI CHE MUORE (68): Rischi e rischiacci.

Ieri sera stavo per ingoiare la prima cucchiaiata di minestra quando, attraverso lo schermo del televisore, acceso per il telegiornale, è stato annunciato, breve, succinto e lapidario, il pericolo per più d'un miliardo di persone -la metà di coloro che viaggiano in aereo- di contrarre malattie infettive. Malattie nuove, ancora sconosciute e non curabili,, e vecchie, come la tubercolosi, resistenti ai farmaci.
Un tocchetto di patata mi si è incastrato in gola, anche perchè quest'annuncio catastrofico è stato dato tra quello di una cazzata del governo attuale e quello di una altrettanto simile dell'opposizione. Ho dovuto dunque bere un bicchiere d'acqua per non morire soffocata senza nemmeno attendere la devastazione globale.
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Ora, dichiarare che un miliardo di persone sono a rischio, o è una colossale stronzata, annunciata per diffondere tra gli umani la paura ancestrale delle epidemie in vista di chissà quali eventi che richiedano una giustificazione. O è il solito sistema per stornare l'attenzione pubblica da penalizzazioni meno casuali e più mirate.
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Oppure è vero.
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E di fatto, poi stamane leggo che l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha lanciato l'allarme per il pericolo di infezioni trasmissibili ad un ritmo sempre più incalzante grazie alla mobilità delle persone che viaggiano in aereo (perchè sui treni no?) e all'interdipendenza e l'interconnessione del mondo attuale, vedi la circolazione di merci e rifiuti pericolosi nel quadro degli scambi commerciali internazionali.
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"Non vi è Paese" annuncia Margaret Chan, direttrice generale dell'OMS "per quanto avanzato, che sia al riparo dei rischi che minacciano la salute pubblica". Per cui il miglioramento della sicurezza sanitaria esige una solidarietà e una collaborazione mondiali.
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Ho vinto il panico prendendo in braccio Tebby che s'è spazzolato tutta la mia minestra dal piatto (ormai il mio rapporto con questo cagnolinaccio è di reciproca truce animalità), e riflettendo.
Ho ricordato lo studio di Dirk Brockmann e colleghi sulla diffusione delle malattie attraverso la mobilità del denaro (lo sterco del diavolo, ma solo per i poveri, perchè i ricchi non lo sfiorano nemmeno), utilizzando per la loro ricerca i dati provenienti dai siti web che monitoravano lo spostamento delle banconote. E ovviamente è sorta una domanda. Se esiste un'organizzazione mondiale del commercio che ha consentito ad alcuni Paesi malmessi di riprendersi economicamente, potrà esisterne una di solidarietà che lavori di concerto per sconfiggere un pericolo che non discrimina tra razze, religioni, e idee politiche? Insomma, mal comune é mezzo gaudio o no? Personalmente non nutro una grande fiducia nel genere umano. E tutto questo evoca una guerra biologica naturale che lascia costernati.
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Poi ho dovuto mettere il guinzglio a Tebby -che in realtà si chiama Tebaldo, ma sono stata accusata di snobismo borghese ad avere un cane con questo nome, e, per non essere rotta le palle da chi ha ereditato la mentalità di cinquantanni fa, gliel'ho dovuto accorciare. E quel trentacentimetri di criminalità mi ha rifatto la cacca a nastrino, che sarebbe il prodotto di un tovagliolino di carta ingoiato e digerito tutt'intero, ed evacuato intatto. Solo che lui, 'sto maledetto bassotto nano, riesce ad espellerne solo la metà, e il resto devo tirarglielo io con le mani, inguantate di gomma per non abbrutirmi definitivamente, ma non è detto che questo non mi comporti il rischio di un'infezione. Però la prima volta che è accaduto mi trovai impreparata davanti al ragazzo del secondo piano che mi piaceva tanto, e fui costretta a far finta di niente e a camminare col mostricciattolo nero che sembra una zoccola e quel nastro di carta appeso che gli fuorusciva dal sedere. E lui, il ragazzo, solerte in modo esasperante, mi toccò una spalla e mi indicò sorridendo il nastraccio costringendomi a ringraziarlo nella sua lingua che è l'unica parola che conosco, e a correre verso casa tirando e strusciando a terra quel verme nero che non ne voleva sapere di rientrare. Perciò adesso, ad evitare le boccacce disgustate dei casigliani che, statisticamente parlando, fanno parte insieme a me di quel miliardo e più di persone a rischio, mi tocca portare fuori la pantegana alle sei del mattino, quando ancora tutti dormono, e all'ora di cena, quando stanno a tavola e col cibo ingoiano anche le belle notizie del telegiornale.

martedì, agosto 21, 2007

NAPOLI CHE MUORE (67): Noi, a sesso unificato.

Umberto Veronesi ha parlato. Non ha detto nulla di nuovo, a dire il vero, ma ha scatenato un putiferio politico.
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DIETRO L'ANGOLO CI ASPETTA LA BISESSUALITA'.
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E' la sorpresa al rientro dalle vacanze, una sorpresa potente perchè ci tocca gli inguini. "E' il prezzo che si paga" spiega l'oncologo "all'evoluzione della specie. Ed è un prezzo positivo. La specie umana si va evolvendo verso un modello unico, le differenze fra uomo e donna si attenuano e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà col privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà. ma solo come gesto d'affetto, e non sarà più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner del nostro sesso."
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Apriti cielo, vieni finimondo. I destri, con le mani sul pube, guai a chi ce lo tocca, inveiscono contro il professore che ritengono ormai incapace, data l'età, di apprezzare una bella donna. I sinistri sorridono soddisfatti, ritenendo la notizia una vittoria sul Vaticano e rincarano la dose sventolando la legge sull'aborto e il libro di Corinne Maier "No ai bambini: 40 ragioni per non avere figli", un best-seller francese esaltato dalle femministe. I radicali gongolano attraverso la voce di Pannella:"Dal procreare come bestie passiamo al concepire con amore...la carezza non è finalizzata a creare il momento della riproduzione". Arcigay esulta:"Diritto alla maternità anche alle coppie gay".
Da ogni parte è tutta un'esplosione di paludoso egoismo, di autoaffermazione, di ricerca del piacere a "prezzo positivo". La Chiesa non si è ancora pronunciata, ma sicuramente prima o poi qualche cardinale farà sentire la sua voce apocalittica.
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Le dichiarazioni di Veronesi non sono nuove e, secondo le teorie darwiniane, non ci voleva nemmeno molto ad arrivarci. C'erano, ci sono, incontrovertibili segnali, dal bisogno del Viagra al consumo di cocaina, dal cambio delle abitudini sessuali al concepimento in vitro, di questa lenta, ineluttabile trasformazione che si espande sempre più e, "duole dirlo", come diceva Claudio Rinaldi, per quanto ne sappiamo non premierà nessuno. Non almeno nel modo osannato e deprecato di qua e di là. Il fatto è che quando si vogliono politicizzare i corsi della natura si diventa stupidi. Perchè la natura è ancora un mistero prevedibile entro i nostri limiti.
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Veronesi annuncia che gli organi della riproduzione si atrofizzano, ed ha ragione perchè è "la funzione che crea l'organo", con tutti gli annessi e connessi, ivi incluse le pulsioni sessuali, ed è la natura che lo atrofizza quando non serve più ai suoi scopi. Indubbiamente la sessuazione, da un punto di vista darwiniano, vale a dire la separazione dei sessi, è stato un mezzo di riproduzione che la natura, intelligente e gentile, ha dotato del piacere orgasmico, sennò col cavolo che le avremmo obbedito. Ora però dovremmo chiederci che tipo di sessualità e di effusioni ci aspettano se gli organi di riproduzione si atrofizzano? Effusioni caste e fraterne? Perchè non si capisce come si possa praticare la sessualità senza gli organi preposti. Ed inoltre verso quale bisessualità stiamo andando se ci stiamo evolvendo verso un modello unico che ci toglierà ogni possibilità di scelta?
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Se quanto afferma Veronesi è vero, ed io credo che lo sia, non ci troviamo affatto sulla soglia di un avvento che trasformerà la nostra sessualità in una pratica più libera e meno discriminante. Seguendo la teoria darwiniana dell'evoluzione della specie, la sessualità non avrà più ragione d'essere, che ci piaccia o no.
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Del resto un tempo avevamo la coda e nessuno la rimpiange.

domenica, agosto 19, 2007

NAPOLI |CHE MUORE (66):La morte degli altri.

Sarà che il blog di Claudio Rinaldi mi manca e vorrei che a nessuno venisse in mente di chiuderlo.
Sarà che l'afa estiva mi ha impedito di uscire nella calura e mi ha costretta accanto al deumidificatore, aggrappata al Pc. Sarà che ne ho le palle piene di tutti i pettegolezzi nei blog, cosiddetti impegnati, sui misfatti dei parlamentari. Sarà che potevo finalmente recarmi per una settimana di vacanza su di un'isola non ancora inquinata dal turismo, e all'ultimo momento improvvisi impegni me l'hanno impedito. Sarà che tutti questi morti ammazzati sulla strada dai drogati mi rendono furiosa.
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Fatto sta che sono andata a rileggermi un'inchiesta di Roberto Barbolini, uscita per Panorama, su come alcune persone famose vorrebbero morire.
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E nel rileggerla ho capito che quando si pensa alla propria morte, in realtà non ci si pensa affatto. Si pensa solo a come reagiranno gli altri.
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Veltroni si sofferma sul "lascito di sè", su ciò che si lascia agli altri. E si rammarica di non poter partecipare ai propri funerali, di non poter vedere quello che succederà dopo, di leggere gli articoli sui giornali.
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Margherita Buy auspica per sè lo stoicismo riscontrato nei nonni nei confronti della morte.
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Monsignor Ravasi ritiene un sollievo poter avere accanto a sè in quel momento una persona amata che ti stringa la mano. Meglio di tutti lo stesso Iddio.
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Martina Mondadori si augura di morire da sola per non dare un dolore a chi le vuole bene.
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Francesco Guccini dichiara che per lui la morte è ancora qualcosa che tocca sempre gli altri.
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Duddù La Capria si preoccupa del fatto che gli altri dimenticano tutto, persino la sua scrittura.
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Paolo Poli, che si definisce molto argutamente "una bambinaccia", non desidera una morte appariscente e vorrebbe sparire in un cespuglio come la Vispa Teresa tra l'erbetta.
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L'altro Paolo, il Mieli, vorrebbe essere il regista della propria fine, istantanea, remota e priva di applausi, seguita da un meeting in cui si mangia si beve e si chiacchera.
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Il filosofo Emanuele Severino, molto saggiamente, spiega che l'unica esperienza della morte che abbiamo è quella che abbiamo quando muoiono gli altri.
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Quanto a Luciana Littizzetto (tre doppie nel cognome), descrive quello che fa la gente al cimitero, prima si commuove e poi se ne va chiaccherando.
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In realtà nessuno ha parlato della propria morte, se non rispecchiata nel comportamento altrui, perchè della propria morte nessuno può parlare per mancanza di un'esperienza diretta. O forse, le persone intervistate, per pudore, ideologia personale o notorietà, non se la sono sentita di tirare in ballo, innanzi al nulla della globale ignoranza su questo tema, gli argomenti consolatori dei tunnel con in fondo la luce, la reincarnazione o il cielo.
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Fatto sta che quest'escursus m'ha portata sulla soglia del buio della coscienza e della fine della propria identità. E ho cominciato a chiedermi se sia vero che sia proprio questo benedetto nulla a spaventare tanto, e fin lì andavo tranquilla perchè, se non c'è identità non c'è nemmeno uno che possa avere paura, Epicuro docet, o se non si tratti invece, un attimo prima, di un pensiero da vivo, di un problema in cui si suppone non ci sarà posto per un bagno di notte nel mare illuminato dal plenilunio avvinghiato ad uno che ti piaceva proprio tanto, troppo. L'attimo in cui hai creduto d'avere raggiunto tutto quello che volevi dalla vita, che so, la nascita d'un figlio, quando è diventato un altro da te, e hai potuto guardarlo come un miracolo d'immortalità. O quando una vita, anzichè produrla, sei riuscito a salvarla. O anche piccola cose, nell'istante in cui furono grandi per te, la consegna del primo motorino, la prima cotta, il primo, e magari anche ultimo, senso di totale libertà nell'aria, nel vento, in una preghiera, in un orgasmo.
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Un nulla che non ti piace, insomma, al quale non vuoi lasciarti andare, perchè mille ricordi e mille rimpianti ti trattengono qui, in quest'inferno tanto deprecato e sofferto, che tuttavia ti ha sedotto al punto che sei riuscito persino a godertelo.
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E stavo lì con Panorama tra le mani, con tutti i morti ammazzati sulla strada da degli imbecilli che non sanno nulla nemmeno della vita, con tutti questi morti che mi urlavano nella testa, davanti al computer acceso.
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Poi sulla home page di Google ho visto che c'era il consiglio del giorno pronto per me:
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"H O W T O M A K E G N O C C H I"
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E ho cominciato a ridere senza smettere di piangere. E ho pensato a Rinaldi che spesso cominciava i suoi articoli scrivendo:"Duole dirlo...", e poi, per associazione, a Montanelli quando, parlando dell'Italia, diceva:"Questa grande puttana che non posso fare a meno d'amare", e: "Votate Dc turandovi il naso".
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Ed erano le parole giuste, le parole giuste che volevo scrivere sulla vita:"Questa grande puttana che non si può fare a meno d'amare", e:"Quando pensate all'inquinamento , alla crisi energetica, alle ingiustizie umane, a quanto sono coglioni o criminali i vostri simili, turatevi il naso, ma fate qualcosa, qualcosa affinchè tutti possano avere la loro occasione, quei pochi istanti, per poter continuate a vivere".

domenica, agosto 12, 2007

NAPOLI CHE MUORE (65): Pizza educativa

"Un papà è stato denunciato a Bologna dopo che il figlio si era sentito male: gli aveva cucinato una pizza alla marijuana... il genitore in effetti coltivava piante dello stupefacente sul terrazzo di casa".

(Ansa.it)
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. Babalues et brioches
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. ( da:"La cucina di papino" )
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Questa pizza è indicata per coloro che, attraverso anni di buona gestione familiare, abbiano raggiunto le condizioni ottimali per indurre i propri figli a gustare queste nuove pietanze studiate e concepite per chi dovrà governare il mondo. E' di estrema importanza preparare i fanciulli alla familiarità con i prodotti che incontreranno nel corso della vita frequentando discoteche, salotti buoni e quelli meno buoni, eserciti impegnati in qualche guerra democratica, parlamentari vari, personaggi da gossip, intellettuali d'assalto, ecc., al fine di poter riconoscere coloro che contano e condividerne fraternamente usi e costumi.
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In mezzo chilo di farina versate mezzo bicchiere d'acqua tiepida nel quale avrete sciolto una pastiglia di "morbidone" (anfetaminico), un cubetto di lievito, un cucchiaino di sale e un pizzico abbondante di cocaina. Lavorate la pasta con energia e ponetela a lievitare per un'ora . Distendete poi la pasta e sistematela in una teglia unta di buon olio di cannabis cospargendola della polvere che avrete ottenuto pestando due pasticche di Ghb e due di Ketamina nel mortaio. Irroratela con un po' di Lsd e acconciatela con un mix di semi di damiana e salvia divinorum. Infine, prima di metterla nel forno, guarnitela con foglie di marijuana, quella buona coltivata sul terrazzo, che doneranno alla vostra pizza un bell'aspetto ecologico e rassicurante. Vostro figlio ne sarà entusiasta, specialmente se potrà annaffiarla con un generoso bicchiere di qualche alcoolico a scelta.
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E quand'anche si sentisse male e foste costretti a portarlo in stato confusionale al pronto soccorso, state tranquilli perchè al massimo ve lo dichiareranno guaribile in sette giorni, e quanto alle conseguenze penali fidate nel buonismo sentimentale con cui le leggi vengono spesso applicate. In più avrete dalla vostra parte qualche giornalista che ne parlerà con un sorriso divertito, ed una serie di blogger entusiasti e pronti ad imitarvi in cucina.
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E' questa un'ottima ricetta per innescare in vostro figlio il gusto di polverosi incontri ravvicinati con trans e fanciulle professioniste, in grand'hotel e altrove, nonchè quello di una guida privilegiata atta agli omicidi stradali, e tutto il necessario per attuare figlicidi, matricidi, parricidi, (guardatevi le terga!) stupri, rapine, brigatismo, terrorismo spacciato per guerriglia, aggressività e violenze in genere.

MARONNA MIA DEL CARMINE!
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Elaborato dalle seguenti fonti: Ansa.it e Corriere della Sera per le notizie, Panorama dossier per le droghe, Rai Uno mattina per le opinioni, un mio fedele commentatore per l'esclamazione finale.

mercoledì, agosto 08, 2007

NAPOLI CHE MUORE (64):Coccodrilli domestici.

Un coccodrillo domestico -non sapevo che ne esistessero- è precipitato dal balcone della sua abitazione, nella quale vive da 15 anni, situata al dodicesimo piano nella città di Saratov, a cinquecento chilometri da Mosca, come a dire quasi mezza Italia. Khenar, è questo il suo nome, se l'è cavata con un po' di choc e la rottura di un dente.
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Per essere proprio pignoli un po' di choc l'hanno avuto anche i passanti, Khenar non è un minicoccodrillo, è lungo un metro, ma a Saratov le cose funzionano, evidentemente, perchè è subito accorsa la Protezione Animali che lo ha preso al laccio e lo ha portato in un ricovero dal quale i badanti che lo accudiscono sono andati a prelevarlo per ricondurlo nella sua abitazione, metterlo a letto e somministrargli un calmante.
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Speriamo che Khenar non s'incazzi troppo per la sua disavventura e quel dente rotto con chi non lo ha badato abbastanza e non renda loro la vita difficile quando ricevono gli amici. Anche se un coccodrillo dovrebbe ormai ben sapere quanto sia difficile al giorno d'oggi trovare personale di servizio preparato ed efficiente, e quanto occorra chiudere un occhio, per non incorrere in cause di lavoro. Uno soltanto però, per non riprecipitare dal balcone.
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fonte: Ansa.

lunedì, agosto 06, 2007

NAPOLI CHE MUORE (64): Puzze reali e profumi virtuali

L'abolizione del fumo nei locali pubblici in Gran Bretagna ha ottenuto risultati imprevisti.
Pare infatti che la nebbia delle sigarette coprisse alcuni ributtanti malodori quali puzzo di birra rancida, di sudore, e di fogna.
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Se ci mettiamo anche le restrizioni che ci provengono da chi crede di salvare il mondo inducendoci a limitare l'uso dell'acqua per l'igiene del corpo, e gli effluvi naturali che quest'ultimo emana dalle sue aperture, si comprende perchè ogni gestore di pub stia cercando di ovviare ricorrendo ad alcune fragranze testate che riproducono la brezza dell'oceano, l'odore dell'erba tagliata di fresco -quella per i conigli, non quella per gli omminicchi- da spruzzare all'interno dei locali per coprire le puzze.
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Ma io ricordo un mio soggiorno a Francoforte nel corso del quale fui costretta a cambiare quattro hotel ricchi di stelle e di cattivi odori provenienti dalla moquette edulcorata con deodoranti che mi ricordavano certe toilettes delle arie di servizio, e che mi costrinsero, fortunatamente, a riparare in una deliziosa pensione con i parquet ancora lucidati a cera.
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Forse se i gestori ristrutturassero i loro locali e mettessero una doccia a disposizione degli avventori, con l'obbligo di lavarsi prima di entrarci, come si fa per le piscine, forse.
Ma poi arriverebbero i fanatici a chiudere rubinetti e locale. Meglio zozzi.

Forse questo un giorno potremo realizzarlo su Marte se ci troveremo l'acqua, e se non riusciranno a convincerci che sporco, insieme ad un'altra serie di schifezze, è bello.
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.fonte: la Repubblica.

venerdì, agosto 03, 2007

NAPOLI CHE MUORE(63): Incongruenze

Ho riesumato una storiella che raccontava mio nonno e che adesso è di un'attualità sconcertante:

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Un signore entra nello scompartimento d'un treno dove c'è un solo posto libero. Dopo essersi accomodato tira fuori un foglio di giornale, lo stende a terra tra le gambe dei viaggiatori e ci fa i suoi bisogni. Poi appallottola il tutto, apre il finestrino e lo getta fuori. Dopodichè caccia fuori una sigaretta e domanda:"Disturba il fumo?" E i viaggiatori che fino a quel momento avevano assistito impassibili e serafici, si alzano indignati e gridano:"Siii! Qui è proibito fumare!"

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Questa barzelletta, piuttosto pecoreccia, esprime tuttavia molto bene l'incongruenza in cui siamo costretti a vivere. E ciò che ai tempi di mio nonno poteva apparire comico, oggi assume valori diversi. Eccone alcuni esempi:

Il governo ha varato la legge che punisce chi guida in preda ai fumi dell'alcool. Pene fino ad un massimo di 6.000 euro, tre mesi di carcere e sospensione fino a 2 anni della patente, in caso di riscontro di alto tasso alcolemico.

E va bene, era ora, siamo in ritardo di decenni rispetto ad altri Paesi.

Ma:

Per chi guida in stato di alterazione psico-fisica per assunzione di droga, multa sino a 4.000 euro e arresto sino ad un massimo di tre mesi con possibilità di sostituire la detenzione con servizi sociali.

Siamo alle solite, chi si sbronza è più penalizzato di chi si droga. Ma perchè?

Qualcuno può dimostrare che chi è in preda ai fumi dell'alcool è più pericoloso di chi è in preda ai fumi della droga? Non sono pericolosi entrambi nella stessa misura essendo in balia di una coscienza alterata?

In più:

Una sentenza di Cassazione stabilisce che lanciare a chiunque un bel vaffanculo non costituisce reato.

Ma:

Non azzardatevi a dire a qualcuno che vi fa schifo perchè un'altra sentenza di Cassazione ha stabilito che trattasi di ingiuria offensiva.

Mi sento molto confusa.