domenica, settembre 30, 2007

NAPOLI CHE MUORE (89): Alchimia (1)

"...Nell'Opera spirituale avviene lo stesso procedimento: purificazione, semplificazione, discesa dello Spirito (non più universale o cosmico, ma divino).Ciò costituisce l'unico vero e definitivo "battesimo del fuoco" di cui parlava San Giovanni Battista e che solo il Verbo di Dio può conferire.
.La descrizione dell'opera fisica non solo si adatta rigorosamente alle fasi dell'Opera spirituale, ma è anche possibile trarre dalla descrizione dell'Opera spirituale un adattamento perfetto all'opera fisica (ammesso che di una delle due si abbia una conoscenza che non sia di natura semplicemente libresca e superficiale).
.La prima parte dell'Apocalisse di Giovanni si rivolge alle "Sette Chiese che sono in Asia" e promette al "vincitore", tra le altre ricompense, "i frutti dell'Albero della Vita", "la Manna segreta e la pietra bianca su cui è scritto un nome nuovo", "la Stella del Mattino", ecc., simboli adombranti delle realtà che, pur essendo "spirituali", non sono meno precise nè tantomeno nebulose.Ora, è un fatto degno di meditazione che queste immagini abbiano le loro tangibili corrispondenze nell'Alchimia elementare, in cui l'operatore si rivolge "ai sette metalli che sono nella terra" e in cui "il vincitore del dragone" deve trovare successivamente "l'albero della vita" (che potrebbe essere il Mercurio dei Saggi), la manna segreta, la stella del mattino e così di seguito.
.Coloro che hanno familiarità con l'ermetismo capiranno perfettamente questi riferimenti e ci permetteranno di rinviarne l'interpretazione a tempo debito.
.Quanto agli altri, sconsigliamo loro di impegnarsi nel difficile compito dell'Opera, se non si sentono interiormente chiamati a farlo.


. da:"Che cos'è l'Alchimia?" di André Savoret

.Esamina te stesso.
.Se non ti sei purificato assiduamente,
.Le Nozze ti nuoceranno.
.Sventura a chi indugia laggiù.
.Si astenga chi è troppo leggero.

. .da la lettera di invito alle "Nozze Chimiche" di Valentin Andreae.

sabato, settembre 29, 2007

NAPOLI CHE MUORE (88): Poesia d'amore

.I peli del tuo petto
.sono un intrico di strade maledette
.di case malfamate
.di corruzioni e vincoli
.di sangue
.mi chiamano ai crocicchi
.megere vecchie come il mondo
.e vado alle lusinghe
.vado
.e sempre più mi perdo.
.E questa forza che sostiene il mondo
.ed il tuo corpo
.ed il mio
.discolora i programmi
.scioglie nodi
.e grovigli di sfiducia
.quando ti slaccio la camicia
e mi inginocchio.

NAPOLI CHE MUORE (87):Poesia d'amore.

VOI TUTTI SAPETE LA STORIA DELL'ALTRA DONNA
(da "Poesie d'amore" di Anne Sexton)
.
.
.E' una piccola Arcadia
.Lei è proprietà privata nel suo letto di spiro
.mentre il corpo di lui decolla e sfreccia,
.fila via dritto come un fuso.
.Ma è una brutta traduzione.
.La luce del giorno non rende giustizia a nessuno.
.Dio entra come un padrone di casa
.e accende di bòtto il suo lume pacchiano.
.Ora lei è un po' sciupatina.
.Lui si rimette addosso le ossa,
.sposta l'orologio indietro di un'ora.
.Lei conosce la carne, palloncino di pelle,
.le membra sciolte, le assi,
.il tetto, il tetto rimovibile.
.Per lui è la preferenza
.di tanto in tanto barrata.
.Insomma, come va la storia lo sapete!
.Quando se l'è fatta, lui la ributta giù
.come un ricevitore.

mercoledì, settembre 26, 2007

NAPOLI CHE MUORE (86): Profumo di tuberosa

L'anima un giorno gli aveva chiesto:"Fammi uscire da quest'ipnosi". Ormai si sentiva trascinare nella corrente del nulla. Niente più la entusiasmava se non quel fuoco sottile che era stato acceso e che adesso la divorava, costringendola a tendersi in continua preghiera.
.L'altro, l'alieno, rideva, ma ogni sua parola era una vertigine.
.L'anima sentendosi perdere l'aveva supplicato:"Ti prego, non estinguermi, fammi uscire da quest'ipnosi." Ma lui continuava spietato ad alimentare il fuoco.
.L'anima allora volse la sua preghiera a Dio:"Ti imploro, aiutami, dì a Nettuno violetto di ritirare i suoi raggi. Non vi è nulla in questa confusione ch'io possa accettare. Tu vedi che costui combatte la guerra dei Princìpi perchè è incapace di fonderli, e ciò lo ha reso folle. Egli si illude di essere nel giusto, e nella sua mente dimora uno stupido orgoglio, ed il suo cuore non sa amare, ed egli è mosso soltanto da vanità seduttiva. Mi sento trainata verso un inferno di sofferenze. Non permettere che la mia integrità venga offuscata. Ti chiedo di ristabilire il tuo divino equilibrio".
.Dio disse:"Equilibrio".
.Se Tu me lo consenti" disse l'anima "spezzerò la sua ambiguità. Sarò spietata come uno specchio. Solleverò un uragano e farò polvere della sua sicumera. Voglio contemplarlo sconfitto".
."Sconfitto" disse Dio.
."E nudo. Disferò una ad una le sue illusioni. Voglio metterlo a nudo."
."Nudo", acconsentì Dio.
."Riempilo dunque della Tua folgore che incendia" pregò l'anima "e affila le mie pietre, rendile dure e taglienti come questo suo cristallo che mi lacera, affinchè anche lui possa sanguinare. Permetti che la sua voce mi supplichi dall'abisso della Terra in cui lo scaglierò. Come è giusto che sia.".
"Sia", ripetè la pazienza di Dio
"Ma occorre che la Tua divina compiacenza discenda su di noi".
"Noi", disse lo Spirito di Dio.
.E una notte l'anima sconvolta gridò:"Ti ho visto, Ti ho visto! Stavi lì umiliato, ferito, nudo e sconfitto. E questo cristallo splendeva di una luce immortale. La sua fragranza era nettare che mi dissetava, e bagnava le mie povere pietre rotte. Che posso mai fare per ringraziarTi di questo dono?".
."Dono", disse la pietà di Dio.
."Non ho altro da offrirti che il mio sangue versato su questa piccola croce".
."Sì, croce," mormorò la Misericordia
"E su questo cristallo che è puro diamante".
."Sì, dì-Amante", disse la dolcezza di Dio.
."E mi dissolvo in Te, accesa dal Tuo Amore che arde in eterno".
."Sì, in eterno", disse la bontà di Dio.

NAPOLI CHE MUORE (85): Flaiano mon amour

.Ci guardiamo il cazzo come se aspettassimo da lui una decisione.
.
.Vede,signora, ai miei tempi per prendere una donna bisognava lottare un'ora, spogliarla senza lasciarle libere le mani, altrimenti si ricominciava daccapo, convincerla che non volevamo far niente, e sempre con il coso duro. Aesso, per i ragazzi è un gioco, i dischi, i liquori, la droga, si passa subito al culo e si finisce nella contestazione.
.
.Forse col tempo, conoscendoci peggio.
.
.Ha notato che il sesso maschile in riposo ha sempre un'aria di disgusto e di disapprovazione?
.
.Il Diavolo è insopportabile perchè è utilitario.
.
.Vede, signora, c'è scopare e chiavare. Scopare significa mettere ordine e pulizia nella donna, ma chiavare significa aprire una serratura con la chiave giusta, e questo è l'amore.
.
.I grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la conosci dici: chi è questa stronza?

martedì, settembre 25, 2007

NAPOLI CHE MUORE (84): Lo specchio.

Un pazzo andava in giro cercando la pietra di paragone. Coi capelli arruffati, abbronzato e coperto di polvere, il corpo ridotto un'ombra, le labbra serrate come le porte chiuse del suo cuore, gli occhi scintillanti come il lume di una lucciola in cerca del compagno.
.
.
.Avanti a lui rumoreggiava l'immenso oceano. Le onde garrule parlavano instancabili di tesori nascosti, burlandosi dell'ignoranza che non conosce il loro segreto. Forse a lui non restava neppure l'ultima speranza, ma non voleva riposarsi, perchè la ricerca era divenuta il fine della sua vita.
.
.
.Al pari dell'oceano che alza le braccia al Cielo per raggiungere l'impossibile, al pari delle stelle che girano in cerchio, cercando una meta inafferrabile, sulla spiaggia solitaria il pazzo, coi capelli arruffati e pieni di polvere, vagava in cerca della pietra di paragone.
.
.
.Un giorno il ragazzo d'un villaggio gli si accostò e gli chiese:"Dimmi, dove hai trovato la catena d'oro che porti intorno alla vita?"
.Il pazzo trasalì -la catena che una volta era di ferro, era diventata proprio d'oro; non sognava, ma non poteva dire quando il cambiamento era avvenuto. Si colpì la fronte con violenza, -dove, oh dove, senza saperlo, aveva raggiunto la meta?
.Aveva fatta l'abitudine di raccogliere pietre e di toccar con esse la catena, ma le gettava via senza osservare se avvenisse il cambiamento; così il pazzo aveva trovata e perduta la pietra di paragone.
.
.
.Il sole tramontava a occidente, il cielo era dorato.
.Il pazzo ritornò sui propri passi per cercare nuovamente il tesoro perduto, ma con le forze stremate, il corpo ricurvo, il cuore nella polvere, come un albero sradicato.
.
.(Rabindranath Tagore)

lunedì, settembre 24, 2007

NAPOLI CHE MUORE (83): Confessione

.Buongiorno padre.
.B......... f.......
.Volevo dirle che ho molto riflettuto su quanto lei mi ha detto.
.B.... e a.....?
.E il problema è che lei non mi ha convinta.
.E p..... m..?
.Perchè io non riesco a trovarci proprio nulla di peccaminoso. Laddove lo è di gran lunga di più far soffrire una povera creatura, almeno secondo la mia morale.
.N.. p....... f.... u.. m..... a n..... u.. e c......
.Ma è proprio quello che sta facendo lei appoggiando certi comportamenti. Si sta prendendo una bella responsabilità, sa? Oltre tutto ne va della mia fede. Non gliene importa niente di questo? Non dovrebbe essere la sua prima preoccupazione, visto il suo mestiere? La sua, e non la mia, è una morale a proprio uso e consumo. Io sto sempre dalla parte di quelli che soffrono. Non è questo l'insegnamento evangelico?
.D...... d.. t... d. s.........
.Non sono proprio d'accordo. Sofferenza è sofferenza. Ed è con queste sottigliezze che fate fessa la gente. Ma è anche con esse che perdete i credenti. La gente è molto più informata oggi, sa?
.D....... l...... i. V......
.Io ci vivo aggrappata al Vangelo, se è per questo. Ma non ci trovo quello che dite voi.
.E' p..... n.. c. l. v... t.......
.Senta un po', ma Gesù non assolve coloro che hanno tanto amato? E sant'Agostino non dice ama e fa quel che vuoi?
.E' p..... t..... a......
.Ma quale abusata e abusata, piuttosto è parola scomoda per voi farisei. E' proprio quest'ipocrisia che mi farà scappare a gambe levate.
.T. s.. u.. m... v......, f..... m..
.Cominciamo col dire che io non mi sento per niente figlia sua. Non lo voglio un padre fariseo come lei. Quanto alla mina vagante, lo sapevo già, però adesso sono anche terra di nessuno, grazie a quel suo fedele tanto morigerato che prima mi conduce all'inferno e poi si pente, con la sua di lei assoluzione canonica. Bella morale del cazzo, la vostra. Del resto è stato sempre così, avete proceduto su una strada pavimentata di vittime, calpestandole senza ritegno. Non io, ma voi dovete vergognarvi. Ed anche quello lì, con le sue ossessioni demoniache che lo turbano e lo rendono gelido innanzi alle mie lacrime. Ed anche lei, mio pseudo-padre, resta del tutto indifferente innanzi ad una donna che piange. Che tipo di carità è codesta? Quale misericordia? Del resto lei fa del male anche a lui, io lo conosco bene ormai, dietro le sue maschere di seduttore. E' un uomo solo, ed è quello che amo. Ed è a quello che volevo portare un po' di vita. Lei invece lo condanna a vivere come un povero disgraziato. Non vede che con questa fissa dei demoni gli sta partendo il cervello? E'lei che commette peccato mortale, un peccato contro la vita.
.T. s.. n.. p......, f..... m..
.Il peccato ce l'ha lei dentro la sua testa che abbisogna d'un bello sciampo alle meningi, e poi le ho già detto che non intendo essere figlia sua.
.E p..... a..... s.. v..... q..?
.Sono venuta a chiarire le responsabilità di ciascuno. E che adesso mi può accadere di tutto, perchè voi due avete tagliato i miei ormeggi, E che dovete farvi carico di quello che mi avete fatto. Ecco perchè sono venuta. Altro che demoni! Siete voi due i veri demoni. Perchè non gli ha consigliato di dire tutta la verità, invece di tirare in ballo gli scrupoli e questi cazzo di demoni? Non è meglio fare un bel bucato a ciò che ci accade con un bagno di verità, senza cercare di salvare la propria faccia? Dice anche che vuol rimanere mio amico. E che sono io, un robot senza'anima che si programma a proprio capriccio? Non è una proposta demoniaca questa? Magari gliel'ha consigliata proprio lei. Dice che i miei post lo inquietano. .E ci credo, è la sua cattiva coscienza che si inquieta. Ma tu guarda che mi doveva capitare, due malfattori come voi.
.E l'a.... d. c.. v.. p.......?
.L'amore è un cazzo mio personale e privato che non permetto a voi due di insudiciare. Adesso devo andarmene, ho un aereo che mi aspetta. Credo proprio che non ci vedremo più. Ho voglia di vomitare per tutta questa puzza di zolfo. Prima o poi qualcuno dovrà bruciare la gente come lei e quell'impostore, magari usando proprio il vostro zolfo. Siete voi che avete rovinato il mondo.
.I. i...... t. b......., f.......
.Non so che farmene della sua benedizione diabolica. Vade retro Satana!

domenica, settembre 23, 2007

NAPOLI CHE MUORE (82): G.P.

Vorrei spendere due parole su G.P.
Tutto ciò che di bene c'è in me oggi, per quanto poco possa essere in quantità, io lo devo a lui, a lui devo se quel poco è illuminato dalla buona qualità.
Ero una persona convinta della propria fede, una fede rigida e discriminante, avvilita da moralismi feroci impartitimi in ambiti cattolici. Parlavo di perdono e disquisivo, senza saper perdonare. Parlavo d'amore e discettavo, senza saper amare. Parlavo di Cristo e del Suo Vangelo come un pappagallo che ripete parole udite senza capirne il senso. Quando è arrivato G.P. nella mia vita, io gli ho fatto una guerra terribile. La mia mente ammalata di superbia non voleva accettare le parole di un ragazzino verginello di vent'anni, un po' provincialotto, con un aspetto sessualmente ambiguo, che dichiarava d'amarmi. E per spiegarmi questa cosa strana, mi parlava dell'amore di Dio, che somiglia, ma molto più in grande,a quello di una mamma che si preoccupa della sua creatura. Me lo spiegava con parole semplici, sostenute da grande intelligenza, e piano piano faceva rotolare a terra tutti i mattoni della mia cultura, dei miei ancoraggi, dei miei punti fermi. Piano piano mi si scioglieva il cuore, ed io scoprivo ch'era sempre stato duro come una pietra, nonostante avessi sempre cercato di fare più del mio dovere, nonostante fossi convinta d'avere amato molto.
.Ed ogni giorno, per insegnarmi ad amare, mi chiedeva:
"E questo?"
.Ed io gridavo:
"No, quello proprio no, ma sei matto? Come faccio a mettermi nel cuore e ad amare un simile orrore?"
Lui non parlava, ma dal suo silenzio m'accorgevo che stava soffrendo. Allora capivo d'essere ricaduta nell'antico vizio del discriminare.
E sapendo che mi amava così tanto, non volevo farlo soffrire.
Perciò cedevo e dicevo:
."E vabbè, mettiamoci anche questo."
.Così via via è riuscito a metterci proprio tanto nel mio cuore. Tante cose bruttissime e inaccettabili, tante miserie, tante cause di infelicità, che me lo gonfiavano fino a farmelo quasi scoppiare.
Poi un giorno gli ho chiesto:
"G.P., ma perchè stai riempendo il mio cuore di tante schifezze? Dici che mi vuoi bene e non m'hai dato un'alba dorata, una musica angelica,una poesia, un'estasi, un'esperienza mistica. Hai riempito il mio cuore soltanto di brutture. Ma che razza d'amore è il tuo?
.E lui mi disse:
"Come potresti amare il bruto, l'assassino, il libidinoso, il corruttore, l'approfittatore, come potresti amare il ladro, l'egoista, il vizioso, e il miscredente, il blasfemo, l'eretico, come potresti amare, il pusillanime e il vigliacco, se già non gli avessi disposto un posto nel tuo cuore? Tu credi che la mamma di un disabile ami di meno il suo bambino di quella che ha un figlio sano?"
."Senti G.P."gli dissi "lo so che mi vuoi tanto bene, ma ho idea che tu mi stia chiedendo un po'troppo. Porca miseria, non sono mica Iddio che ama tutti senza discriminare."
."Va bene" disse lui "ti consento di tenere fuori dal tuo cuore solo tre cose. Scegli pure."
Ed io convinta enunciai:
"Non ci voglio mettere i seduttori, quelli che vengono per rubarti l'anima, e nemmeno gli ipocriti, quelli che ti fanno del male e se la scampano, ed infine, G.P., non ci voglio mettere quelli che usano Dio come una spada per ferirti."
Lui disse okay, e sorrise con i suoi occhi pieni di stelle, i capelli lunghi, il culo a mandolino e la maglietta blu.Poi se ne tornò nel luogo misterioso da cui era venuto.
Ed io ogni giorno dietro l'uscio l'aspetto. So che verrà travestito da uomo, magari senza i suoi bei capelli lunghi sulle spalle, magari senza tutto quello splendore negli occhi, magari senza nemmeno il culo a mandolino.
.So che sarà irriconoscibile. Entrerà nella mia casa come un padrone,segnerà il suo territorio dappertutto, mi farà sognare con la sua voce maschia che canta le bugie,mi dirà che il mio nome somiglia ad un giardino, che sono la sua chimera, la sua libellula, la sua rosa-catena per legarmi a sè, mi condurrà sul letto con le mani colme di miele per sedurmi, mi strapperà tutti i segreti dall'anima per farne scempio, e alla fine estrarrà la spada del suo dio crudele per trafiggermi il cuore.
Ma so anche che prima di esalare l'ultimo respiro lo riconoscerò. E farò in tempo a dirgli: grazie amor mio per avermi insegnato ad amare.

venerdì, settembre 21, 2007

NAPOLI CHE MUORE (81): Amore

Il testo che segue, che potrebbe apparire un po' ostico, mi è tornato tra le mani con un libro che ebbe grande influenza su di me alcuni anni fa. L'ho riaperto convinta che nel frattempo molto di me fosse cambiato, e invece vi ho ritrovato tutto ciò che mi mosse, e mi muove, a percorrere una certa strada, croce e delizia della mia vita. E anche l'Amore, inteso in un senso un po' diverso da ciò che intendiamo quando lo nominiamo, che trascurai in un periodo di colpevole inettitudine, e che, per generosa volontà del Cielo, è ritornato ad illuminarmi la via.
Domani andrò a comprarmi un paio di scarpe nuove. E prometto d'essere più frou-frou.
.
.
.da:"Fenomenologia dell'individuo assoluto" di Julius Evola
.
."E' dunque la prova della passione, della sofferenza, della rinuncia, della mortificazione quale la conosce la via dell'autarchia. Spezzare, umiliare la volontà -questa superba indomita volontà Signora del Fuoco- anzi LASCIARSELA spezzare, LASCIARSELA umiliare -Permettere, VOLERE, ciò- è forse possibile se non per una volontà ANCORA più alta, ancora più interiore e crudele e dura e sicura, il cui freddo splendore sconcerta e confonde la "natura" e ottenebra al confronto quella richiesta per la più estrema tensione lottante e follia di distruzione?
.Al suo limite, l'esperienza della sofferenza trapassa in quella dell'AMORE...l'assumere e volere l'esistenza di una cosa in SE' STESSA -cioè l'AMARLA- è la forma più profonda, più sottile, più crudele. Amare è un soffrire attivo, purificato, intrepido -UN SOFFRIRE CHE SI DA' A SE' STESSO; è, d'altra parte, l'elemento di un atto perfetto, dell'atto per eccellenza, chè tale è l'atto di colui che sa assolutamente abolirsi, nulla riferire a sè, essere soltanto nel "vuoto" di un inesauribile dar tutto, dire sì a tutto, abbandonarsi in una dedizione che non chiede nulla, che non è mossa da nulla e mai a capo di sè stessa. Essere in tutto ciò, consistere da tutto ciò. Il fuoco qui si storbida e diviene luce.
.E' la cessazione del "contro", l'annullarsi, l'ammettere le cose, il poterle volere nella loro stessa volontà, e ancora più di quel che esse non lo possano -è AMORE, fuoco purificato."

lunedì, settembre 17, 2007

NAPOLI CHE MUORE (80): Scrivimi la tua voce

(dedicata a Lupoleone) (e a Salo che ama suo padre)
.
.
.
.Di cellule impazzite
.ricoperte di miele
.e di sinapsi vigili
.di carne che si scioglie
.e di fogne venefiche
.dove respira il mostro
.e soavi risvegli
.benedetti da Dio
.e di arsure
.e di tregue
.vanamente invocate
.
.E' così che ci amiamo.
.
.Scrivimi la tua voce
.prepara le tue dita
.e gonfiale d'amore
.per farmici danzare
.tutta la notte
.nuda
.mentre mi guardi

.
.

venerdì, settembre 14, 2007

NAPOLI CHE MUORE (79): Il romanzo addormentato

."Il problema in questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui
possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c'è nulla al di fuori di lei. E' la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c'è espiazione per Dio, nè per il romanziere, nemmeno se fossero atei. E' sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo."

da:"Espiazione" di Ian McEwan


Poichè tra chi mi visita c'è qualcuno che ama la scrittura, e la pratica anche, ho pensato che potrebbe tornargli utile quanto segue.
M'è venuta una volta l'idea di scrivere un romanzo epistolare, costituito da una serie di e-mail scambiate tra un uomo e una donna che non si conoscono.
Non avevo in mente una storia definita, non avevo deciso che fosse d'amore, di sesso o d'amicizia. Sapevo solo che il mio inveterato snobismo mi avrebbe impedito di cadere in un romanzo rosa o nella schifezza del porno-Web, trappole in cui si cade facilmente per vendere di più.
L'idea, all'inizio, era solo questo scambio di lettere tra due sconosciuti, ciascuno con le proprie problematiche. Occorreva soltanto un lieve abbozzo psicologico, lasciando realtà sociale ed anagrafica nell'ombra.
Ed essendo costituito da lettere, questo romanzo,doveva necessariamente avere due protagonisti che sapessero scrivere, e scrivere bene. Due scrittori, quindi.
Ma due persone totalmente differenti, con istanze e aspettative diverse che, non potendo incontrarsi da vicino per motivi di forza maggiore -e questi non ci voleva niente ad inventarli, cominciano a proiettare uno sull'altro i loro modelli ideali, dandosi pure un nome che ne è l'espressione. Per la donna lui è Lupoleone, in quanto simbolo di voracità e d'orgoglio. Per lo scrittore lei è una inafferrabile Chimera trasformista che cambia volto ogni giorno, impedendogli in tal modo di impossessarsene.
Quanto a me, che li stavo scrivendo, li vedevo definirsi sempre più sulla pagina di Word a scapito dei miei atti di volizione nei loro confronti, perchè -ed è su questo che vorrei condurre l'attenzione di chi mi legge, quanto andavo progettando per loro si sfocava via via, e la loro storia cominciava a vivere di vita propria. I due scrittori insomma non mi obbedivano più, facevano a modo loro senza darmi retta.
E in tal modo più che uno scrittore attivo, ho cominciato a sentirmi un lettore passivo, sino al punto d'andare ad accendere il computer con l'ansia di conoscere i nuovi sviluppi di una vicenda che non ero più in grado di gestire.
La mia storia non era più la mia storia, ma una pioggia di parole da sistemare sulla pagina, non dico a mia insaputa, ma certamente indipendenti dal mio flusso di pensiero. Le ore che le dedicavo aumentavano di giorno in giorno, riducendo lo spazio della mia vita domestica, mangiavo e dormivo pochissimo.
C'era una sorta di innamoramento in me nei confronti di questa vicenda che si andava intensificando.
All'inizio mi pareva che fosse un bene, ritenevo infatti che anche il futuro lettore ne sarebbe rimasto coinvolto quanto me, ma non essendo più in grado di stabilirne lo svolgimento, vivevo in uno stato di tensione.
Sono arrivata a farmi fuori più di tre pacchetti di sigarette al giorno.
E se decidevo di darmi una pausa, per potermi finalmente occupare un po' delle incombenze quotidiane -le piante sul balcone languivano,le cibarie scadute nel frigo andavano eliminate, il mio cane stava ingrassando perchè non lo facevo poiù camminare, c'era gente che mi voleva bene che avevo trascurato- nel momento di uscire, un richiamo fortissimo, come quello di qualcuno per cui avete completamente perso la testa, mi bloccava sull'uscio, costringendomi a ritornare verso questo maledetto aggeggio tecnologico. Entravo quindi in una sorta di stato crepuscolare e trascrivevo un fiume di parole che mi premevano per potersi sistemare sulla pagina.
A me, alla mia anima voglio dire, non restava che assistere al dipanarsi della storia, senza poter intervenire, che peraltro stava assumendo aspetti di un'intensità persino drammatica. Perchè avevo l'impressione che quei due si sentissero presi al laccio, non da me, evidentemente visto che ormai ero ridotta al ruolo di scrivano, da quel gioco di irrefrenabile seduzione che seduceva anche me.(continua)

mercoledì, settembre 12, 2007

NAPOLI CHE MUORE (78): Amore senza frammenti

Desideri vedermi
per questo non mi ami
La mia lontananza ti rende triste
per questo non mi ami
Vorresti che fossi tua
completamente tua
per questo non mi ami
Tu ami il mio corpo
la mia dolcezza
per questo non mi ami
Tu vorresti che ti amassi
Vorresti avere la mia considerazione
per questo non mi ami
Vorresti che avessi bisogno di te
che ti amassi come tu mi ami
per questo non mi ami
Tu mi ami più di chiunque al mondo
per questo non mi ami

No, tu non mi ami
perchè non c'è amore
quando c'è ancora io e te
perchè l'amore
non conosce frammenti.


(l'autore mi perdonerà se non ricordo il suo nome. Lo segnerò
qui non appena avrò il suo libro tra le mani).

martedì, settembre 11, 2007

NAPOLI CHE MUORE (77): lacrime

da:"Padri e figli" di Ivan Turgenev.

Katja guardò Arkadij con uno sguardo serio e chiaro e, dopo lunga riflessione, con un impercettibile sorriso, disse:
"Sì"
Arkadij balzò su dal sedile.
"Sì! Avete detto sì, Katerina Sergeevna! Che significa questa parola? Che io vi amo, che voi mi credete...oppure...oppure...non oso terminare la frase."
"Sì" ripeté Katia, e stavolta egli la comprese. Afferrò le sue grandi belle mani e, soffocando dall'entusiasmo, se le strinse al cuore. Si reggeva a stento in piedi e ripeteva solo:"Katja, Katja..." mentre ella ruppe in un pianto innocente, ridendo piano ella stessa delle proprie lacrime.
Chi non abbia visto tali lacrime negli occhi della creatura amata, non può ancora aver provato fino a che punto, tutto sospeso nella gratitudine e vergogna, possa essere felice un uomo sulla terra.

venerdì, settembre 07, 2007

NAPOLI CHE MUORE (76): Viaggiare

Queste cene al circolo sono una sola. Chi le ha insegnato a dire questo? Amici italiani, e la rosada non era granchè. Si accomodi pure, cosa preferisce, whisky o cognac?, non credo d'avere altro, ma posso prepararle anche un caffè, se vuole. Il cognac va benissimo. Ah, il Fundador, dove l'ha trovato? Viene dall'Italia. Già, ha fatto un bel giro,eh? Come ride bene, guardi che il suo computer è acceso. Lo so lo lascio sempre così. Lo spenga per favore, mi dà sui nervi, ci ho vissuto con la testa dentro per un anno. Mi piace qui, questa sarebbe una tipica casa socialista se lei non l'avesse accesa coi colori italiani, siete bravi voi italiani in queste cose, avete stile...ma cosa fa, si è messa a scrivere? Solo un appunto, mi scusi. Non mi dia le spalle, venga qui, dicevo che lo stile italiano. D'accordo, allora mi parli del suo libro. Ora non posso, ora vado in montagna, sono stanco, esce tra un mese, lei rimane? Non lo so, credo di sì, non sono mai sicura di niente. Belle queste conchiglie dove le ha prese? A Brac. Ma non sono nostrane, queste vengono dall'Africa, anche loro hanno fatto un bel giro, eh? Mi piace come ride. Dove ha imparato a parlare così bene l'italiano? In Germania, vi ho insegnato per due anni il croato, ah, ma stasera viaggia tutto,eh? Vuole che le racconti come ho imparato? Sì, la prego. E' una piccola tranche de vie, posso farlo in francese? Ma certo, col francese me la cavo. Davvero,mi piace tanto quando ride.

mercoledì, settembre 05, 2007

NAPOLI CHE MUORE(75): Tanto per capirci

da:"Un muro di certezze" di Maria rosaria Ribolla


>"...Ma più difficile di tutto era liberarmi del senso di possesso che mi faceva sentire depredata di ciò che amavo; se la limpida ragione aveva travalicato il nostro rapporto, i visceri, il sangue, l'istinto di conservazione, tutto ciò che dell'animale permaneva in me, gridava ancora ribellandosi come una belva ferita e suscitava in me la pietà. Allora, per riuscire a calmare quel mio povero corpo che non voleva intendere ragione, gli narravo un episodio della mia vita, come un adulto che narri una fiaba ad un bambino per tenerlo buono.


>Una volta, in campagna, affascinata dai colori di una stupenda farfalla, avevo fatto mille acrobazie per acchiapparla e impossessarmene. Non intendevo farle del male o tenerla prigioniera, volevo solo fissare più a lungo il piacere che mi proveniva dalla vista del meraviglioso disegno che i colori formavano sulle sue ali.In breve, volevo appropriarmi del segreto di quell'immagine così splendidamente variopinta. Ma dopo averla tenuta qualche istante tra le dita, mentre essa si dibatteva strenuamente per liberarsi, mi ero accorta con sgomento che le sue ali, al contatto con i miei polpastrelli, erano diventate grigie e trasparenti, e che i colori che formavano l'armonia di quel disegno che tanto mi aveva affascinata mi erano rimasti appiccicati alla pelle, disgregati e confusi in quella polvere impalpabile. Mi sentii come se avessi violato qualcosa che non mi apparteneva, e in effetti l'avevo fatto, qualcosa che avrei dovuto limitarmi ad osservare senza sottrarlo al suo legittimo ambito, accontentandomi del piacere di guardarla, senza cercare di sondarne il mistero per appropriarmene. Perchè quel mistero si era dissolto tra le mie dita nello stesso istante in cui l'avevo sottratto all'infinito, si era dissolto in una piccola nuvola di polvere colorata che non mi diceva più nulla e mi faceva sentire terribilmente sciocca.
Ciò era accaduto quand'ero bambina, ma il ricordo di quella farfalla di cui avevo depredato la bellezza e che volava via non mi aveva più abbandonato.

>Raccontavo questa fiaba al mio corpo affinchè comprendesse che lui non gli era mai appartenuto, anche se aveva creduto il contrario...'Non sentirti defraudato', gli mormoravo, 'di ciò che non hai mai posseduto e che non avresti mai avuto, comunque, il diritto di possedere. Lascia che vada, che si stacchi da te sottraendosi al tuo vigile contatto. Lascia ch'egli conduca il corpo là dove è necessario che venga fagocitato e consumato, lascia ch'egli faccia il suo dono di sè, che si offra ancora acerbo a ciò che lo ha chiamato. Non trattenerlo con la tua afflizione, non sgomentarlo con la tua paura, non impedirgli con i lacci del tuo egoismo di trasfondersi nel divino infinito. Lascialo libero di consumarsi nelle tenebre, di deporre la sua forma affidandola alla terra. Lascia che voli, che voli.' "

lunedì, settembre 03, 2007

NAPOLI CHE MUORE (74) Aspettando l'Apocalisse

FILOSOFIA DEL RIFIUTO

da:"Diario degli errori" di Ennio Flaiano.

"Agire come Bartleby lo scrivano. Preferire sempre di no. Non rispondere a inchieste, rifiutare interviste, non firmare manifesti, perchè tutto viene utilizzato contro di te, in una società che è chiaramente contro la libertà dell'individuo e favorisce però il malgoverno, la malavita, la camorra, la partitocrazia, che ostacola la ricerca scientifica, la cultura, una sana vita universitaria, dominata dalla Burocrazia, dalla polizia, dalla ricerca della menzogna, dalla tribù, dagli stregoni della tribù, dagli arruffoni, dai meridionali scalatori, dai settentrionali discesisti, dai centrali centripeti, dalla Chiesa, dai servi, dai miserabili, dagli avidi di potere a qualsiasi livello, dai convertiti, dagli invertiti, dai reduci, dai mutilati, dagli elettrici, dai gasisti, dagli studenti bocciati, dai pornografi, poligrafi, truffatori, mistificatori, autori ed editori. Rifiutarsi, ma senza specificare la ragione del tuo rifiuto, perchè anche questa verrebbe distorta, annessa, utilizzata. Rispondere:NO. Non cedere alle lusinghe della televisione. Non farti crescere i capelli, perchè questo segno esterno ti classifica e la tua azione può essere neutralizzata in base a questo segno. Non cantare, perchè le tue canzoni piacciono e vengono annesse. Non preferire l'amore alla guerra, perchè anche l'amore è un invito alla lotta. Non preferire niente. Non adunarti con quelli che la pensano come te, migliaia di no isolati sono più efficaci di milioni di no in gruppo.
>Ogni gruppo può essere colpito, annesso, utilizzato, strumentalizzato. Alle urne metti la tua scheda bianca sulla quale avrai scritto: NO. Sarà il modo segreto di contarci. Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì. I quali si chiederanno che cosa non viene apprezzato nel loro ottimismo."

sabato, settembre 01, 2007

NAPOLI CHE MUORE (73): Chanson

Se tu sapessi il vero
.
amore mio
.
se le valve della mia vita
.
s'aprissero
.
e tu potessi guardarci dentro
.
piccolo
.
ti faresti per entrarci
.
mite
.
diventeresti per restarci
.
pazzo
.
ti sentiresti,
.
ed amarci soltanto
.
avrebbe senso
.
nel respiro di Dio.