domenica, ottobre 21, 2007

NAPOLI CHE MUORE (112):Bosnia 1- Acqua che scorre

Mi trovo in un posto che, per quanto ne sappia, è unico al mondo, o almeno così a me pare.

Si tratta di uno chalet costruito su un grande scoglio piatto nel bel mezzo d'un fiume. L'acqua vi scorre tutt'intorno e per raggiungerlo occorre attraversare una specie di passerella. Lo chalet è arredato in modo essenziale, che per molti significa povero, e per me elegante e comodo. Non vi manca nulla, abbiamo cibo per tre giorni, il mio ospite ed io, in parte già cucinato. E poi ci sono le trote. Non l'avevo mai creduto che si potessero pescare di notte con le mani, e invece è vero, ne abbiamo prese tre, e le abbiamo cotte sulla griglia in muratura costruita a fianco dello chalet.

Non c'è televisione, meno male, nè giornali, ma abbiamouna connessione internet senza fili, e perciò posso scrivere. A parte questo, siamo molto lontani dal mondo. Abbiamo buona musica, il camino acceso, perchè s'è alzato il vento che proviene dagli urali, e bei piumini caldi sotto i quali accucciarsi. Da queste parti la casa si chiama proprio cuccia, come noi chiamiamo quelle dei cani.

Questa cuccia è quanto di più confortevole abbia sperimentato nella vita.

In più c'è un'amabile conversazione e la disponibilità ad affrontare gli argomenti che costituiscono la mia fissa: Dio e l'amore tra gli esseri umani. Una voce calda che accompagna le mie elucubrazioni, uno sguardo pieno di pazienza, due mani molto belle che ogni tanto sfogliano un libro che potrebbe contenere risposte. Un'assenza totale di vanità e di malizia. Mi sembra di navigare su questo scoglio lungo il fiume. Pensavo che il rumore dell'acqua mi disturbasse, invece m'ha cullata per tutta la notte. Sotto quel piumino mi sono ritrovata bambina, ma non c'era nessuno ad accusarmi, a farmi predicozzi, a farmi temere di perdere la felicità.

Tutto mi veniva dato solo per il piacere di donarmelo.

E stamane, incredibile, m'ha svegliata il suono della mia voce che cantava: "Una preghiera picciina, coome son io, ascolta o Diio." Avevo tre anni quando le suore dell'asilo mi issavano su una sedia e me la facevano cantare. Allora non soffrivo di vertigini come adesso. Sono qui per farmele passare, le vertigini, ed affidarle all'acqua che corre per diventare mare.

6 commenti:

cazzandra ha detto...

Eh, ma tu corri ancora più dell'acqua. Come si fa a starti dietro?
Bel pezzo, Ueuè, bello davvero, senza artificio. Mi sono commossa. Vai dritta al cuore.
Ripasso domani (se nel frattempo non hai cambiato altri te post)!

embè ha detto...

Da sogno. Ci ripenserò nel traffico...meglio sognare che niente. Io le mie vertigini posso buttarle solo nel cesso.Ma non è invidia, anzi, soltanto tu mi fai sognare.
Ma dov'è questo posto?

Anonimo ha detto...

Ah, è così, malandrina? Dovrai fare i conti con me quando torni a Napoli!
Hai pregato per me ieri, lo so.
Voli tanti beni.

Anonimo ha detto...

Quassù sono io, il tuo Guglielmetti.Ho dimenticato di digitare il nome. Tu me fais tourner la tete,

miro ha detto...

Capitano nella vita una serie di circostanze che si incastrano alla perfezione. Ed è allora che pensiamo al destino.

VitoBarese ha detto...

Ave...
L'acqua che scorre, la tranquillità, goditi questi momenti, perchè è giusto che sia così.
Grazie del post.