giovedì, ottobre 04, 2007

NAPOLI CHE MUORE (93): La goccia d'acqua.

da:"Tra Dio e il cosmo" di Raimon Panikkar - dialogo con Gwendoline Jarczyk. ed. Laterza.

"...Il tempo come tale è una realtà che esprime e che segna una continuazione dell'individuo. Ho trovato un esempio che può forse convincere qualcuno; si tratta di una metafora che ho ritrovato un po' dappertutto, nelle letture persiane, indiane, cristiane, ebraiche: quella della goccia d'acqua. Noi siamo gocce d'acqua. Che cosa ne è della goccia d'acqua quando muoio? La goccia scompare. Cade nel pèlagos infinito. Scompari? Ma che cosa sei tu, in realtà, la goccia d'acqua oppure l'acqua della goccia? Durante la nostra vita mortale, noi dobbiamo realizzarci come acqua, e non soltanto come goccia. La goccia è il luogo delle mie lotte, delle mie cadute e delle mie vittorie -di tutto quello che mi causa gioia e sofferenza in forma immediata. Ma se mi realizzo in maniera AUTENTICA, se sono all'ascolto della realtà che sono in profondità, io sono acqua. Che cosa accade dell'acqua quando la goccia cessa di esistere? Niente. Essa non cessa di essere quello che è. La goccia cade nel mare, ma l'acqua tuttavia non scompare, Quest'acqua, certo, non posso più differenziarla dall'esterno; ma, vissuta dal di dentro, se così posso dire, quest'acqua non cessa di essere acqua -la "mia" acqua, l'acqua che io sono. Quest'acqua è unica. Nessun pericolo di dissolvermi. E' qui il mistero della personalità, che non va confusa con l'individualità".
.
.(Raimon Panikkar è stato ordinato sacerdote nel 1946).

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì, ma non è uno scherzo da niente.
Il passaggio dalla goccia all'acqua, nella coscienza, è difficilissimo.

embè ha detto...

Ueuè, io credo che siamo talmente attaccati alla nostra goccia che non vogliamo mollarla.
Tu conosci qualcuno che ci sia realmente riuscito?

Anonimo ha detto...

Meglio vivere un giorno da goccia che cento da acqua!

miro ha detto...

Preti come questo aiutano ad avvicinarsi a Dio.

vabbè ha detto...

Questo concetto è molto bello, ma esclude il problema del male. Allora secondo te il male non esiste?

Ueuè ha detto...

@ Minervini, siamo d'accordo, non è affatto uno scherzo.

@ Embè, sì conosco una persona che ci è riuscita, la conosco molto bene, ma a sprazzi, e non in modo definitivo. Questa intuizione, purtroppo va e viene, e dura soltanto pochi istanti. Ma quando permane si ottiene una conoscenza incredibile, come hanno riferito sia Ignazio da Loyola che Teresa d'Avila.

@ Gentile anonimo, Lei può credere quello che vuole, ed usare il gergo che preferisce. Però gli anonimi mi mettono in grande imbarazzo, da quando qualcuno sostiene che i commenti anonimi me li scrivo da sola! Tuttavia, come vede, non li cancello. Ma non sarebbe meglio farsi un account?

@ Miro, sì, sono d'accordo, e ce ne vorrebbero molti come Panikkar, nell'epoca in cui viviamo.

@ Vabbè, mi chiedi un parere personale, e solo quello posso darti. Il male esiste certamente, ed io lo considero una malattia dell'anima che può anche essere culturalmente indotto. Se ne vuoi una mia personale definizione: il male è pura perfidia immotivata, fine a se stessa, che prova gusto a far soffrire. E questo non può essere che malattia. Diverso è l'odio o il risentimento che nascono sempre da un danno subito. E questo è sentimento umano legato all'istinto di conservazione.

giordano ha detto...

Questo giustifica anche le stragi?
Gocce che ritornano all'acqua?

Ueuè ha detto...

Lei mi fa una domanda alla quale soltanto Panikkar, uomo coltissimo, religioso e filosofo, potrebbe rispondere, almeno credo, perchè a volte le risposte dipendono da come è formulata la domanda. Dal canto mio posso tentare di rispondere con un'altra domanda: Lei può indicarmi un periodo esente da stragi? E poichè qui si tratta di religione e non di politica, possiamo inserire nelle stragi anche le catastrofi naturali e le epidemie. Lei sa indicarmelo?
In ogni caso, sapendo chi è Lei, La ringrazio per la visita, benchè provocatoria.

cazzandra ha detto...

Per me contemplare l'acqua che tutti siamo, oltre le gocce che tutti siamo, è una meditazione sulla morte.E' porsi oltre ciò che ci separa dal tutto.